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Nel settembre 2008, parlando con il conoscente Ennio Montesi nel corso del meeting d'informazione atea alternativa tenutosi ad Arpiola, auspicai la creazione di un partito politico quale unica opzione per contrastare la Chiesa e la sua longa manus politica: nelle nostre intenzioni, il partito avrebbe dovuto chiamarsi Democrazia Laica. Questo perché, sebbene io sia un ateo purista e senza compromessi, ritengo l'ateismo uno strumento temporaneo e non un'ideologia, laddove la laicità costituisce l'obiettivo da raggiungere e possiede connotazioni ideologiche, oltrechè un substrato sociale.
Due anni dopo, questo mio auspicio divenne realtà grazie all'intervento dei coniugi Guerrera, di Ceprano. Animati da buoni propositi, i suddetti coniugi approvarono il piano d'azione e il programma originario stilati dal sottoscritto e da Montesi, il cui fulcro fondamentale era una lotta senza quartiere né compromessi contro le menzogne religiose e l'ingerenza economico-politica delle istituzioni religiose e para-religiose. Infatti, a mio parere, l'ateo veramente tale sa che tutte le religioni, essendo egualmente false, sono altrettanto nocive: per cui, nessuna dovrebbe avere ragione d'essere.
Di comune e democratico accordo, fu eletta segretario la signora Corsetti in Guerrera, la quale si occupò degli oneri burocratici per fondare il partito; al contempo, i coniugi "controllarono" statuto e programma, dicendosi d'accordo su tutto.
Sennonchè, una volta fondata la cosa, i patti furono stravolti: i coniugi cambiarono le carte in tavola, modificando sensibilmente lo statuto e il programma. Tolsero, in particolare, il fulcro fondamentale, in quanto, a loro parere, era "troppo radicale" e poteva portarci a perdere consensi da parte di agnostici e "scontenti delle religioni e delle chiese".
In secondo luogo, il nome del partito fu cambiato da Democrazia Laica a Democrazia Atea: tale denominazione fu adottata per "voto democratico", vedendo il sottoscritto (e, all'inizio, anche il Montesi) come unici oppositori a tale cambiamento. L'obiezione fu sustanziata poi dall'opinione di molti critici esterni che giudicarono ridicola la denominazione "Atea"; frattanto, dovetti giocoforza adattarmi e fare buon viso a cattivo gioco, tentando di giustificare un paradosso del genere a chiunque avanzasse (giuste) obiezioni. Ciò nonostante, i coniugi cercarono di giustificare il cambiamento affermando che l'aggettivo "laico" fosse strumentalizzato: in verità, "dimenticavano" che la strumentalizzazione possa sussistere in qualsivoglia principio solo qualora chi lo formula desidera apporvi fattori tali da renderlo strumentalizzabile. Per cui, era visibile che tale giustificazione non avesse alcun motivo d'essere e che il cambiamento di denominazione risultasse oltremodo arbitrario e pernicioso per il buon nome e la serietà di una causa nata con finalità così difficoltose e serie.
Il motivo principale del soffertissimo abbandono della mia stessa creatura da parte mia, fu però occasionato da due ulteriori corollari a quella che si stava prefigurando come una sostanziale metastasi del piano originario.
In primis, secondo i suddetti coniugi, infatti, le religioni non erano qualcosa che doveva essere combattuto né dovevano scomparire, in quanto 1) sarebbe stato "impossibile riuscirci" 2) "necessarie" per "ammortizzare" il "dolore e i problemi umani" 3) inerenti ai "sentimenti umani".
Dal momento che l'ateismo è per definizione assenza di credenza in divinità per via di ragionamenti che ne certificano l'inesistenza, tali corollari (tipici di persone paurose o passibili d'entrare prima o poi in compromesso con quanto dicono d'avversare) si distaccavano da una netta e decisa presa di posizione nei confronti delle religioni, ed inoltre rendevano risibile la denominazione "Atea".
A questa "stranezza ideologica" si aggiunsero l'obbligo di sbattezzo per gli iscritti (cosa strana, per chi aveva propugnato "libertà di coscienza e credo"...), la legalizzazione delle droghe leggere, l'insistenza sulla "libertà sessuale" e il "sesso consapevole", lo spreco di risorse economiche per spese futili e/o rimandabili (bandierine, manifesti, conferenze stampa e quant'altro), per le quali mi ero opposto a cagione della non florida condizione economica in cui versavano le casse agli inizi (cosa che sapevo, essendo stato eletto, sempre "democraticamente", tesoriere del "partito", pur avendo anticipato loro di non essere ferrato in economia...). Insomma, tutto ciò mi forniva un alone molto approssimativo sulla "teoria" e soprattutto la pratica di questo sedicente partito ateo.
In secondo luogo, avendo dovuto subire (soprattutto per ridimensionare, tramite lo svilimento della mia persona, i miei meriti di teorico e "padre nobile" dell'iniziativa...) svariate reprimenda pubbliche e private, nonché persino attacchi e dileggiamenti a sfondo razzistico da parte dei coniugi (i quali si sono permessi addirittura di credere di potermi tacitare tramite un'infantile minaccia di querela per "diffamazioni" rivelatesi poi artificiali...) e dei loro accoliti della prim'ora, alfine ho ritenuto opportuno chiudere definitivamente questa sfortunata parentesi, abbandonare questi signori al loro (sicuramente non roseo...) destino ed anzi adoperarmi, informando, affinché nessuno caschi nell'illusione d'aderire a questo pseudo-partito ateo, sprecandovi tempo e danaro. Cosa che sto facendo già con il pubblicare questo articolo.
Auspico piuttosto che un giorno si compia la mia originaria visione della creazione di una Democrazia Laica, guidata da persone preparate in problemi di religione e filosofia, più che in legge o discipline meno ancora correlate con le prime due.
(Articolo ridimensionato e sintetizzato nel giugno 2014, da un originale del 2010, per motivi di sintesi e spazio) |
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