Anna - Non crede che sia appena "un po' eccessivo", pretendere di poter dimostrare "incontrovertibilmente" e con "assoluta certezza" che Dio non esiste?
R - C'è argomento e argomento. Su certi argomenti possiamo avere una certezza "assolutamente assoluta", a livello di capacità d'indagine; e sono quelli che, una volta analizzati, vediamo desunti da nostre costruzioni e definizioni, poiché nessuna evidenza indipendente (ad es., dio che appare a tutti gli uomini del mondo contemporaneamente, e conferma d'esistere) li corrobora.
Il "dubbio sistematico" ha un senso soltanto per quel che riguarda la ricerca in campi che quantifichiamo, che riguardano settori a noi omogenei (ad es. la fisica, la chimica, e simili), ma non possiamo configurarci e definirci in "eterna ricerca" su un argomento che, per altri versi, definiamo comunque "indubitabile" ma al contempo "inconoscibile", quale è quello dell'esistenza di Dio, che in pratica è stato smantellato partendo proprio dalle definizioni date da coloro i quali lo hanno inventato: dunque, è implicito che in ciò insista un grado di certezza assoluta. La teologia persiste per presentimento; è costretta ad inventare in anticipo sempre "nuove" costruzioni, perché presentisce che il grado di stabilità delle precedenti è costantemente basso.

 

Francesco - Non sono un cattolico "doc" ....non so se mi spiego bene..... Di fronte a tante cose lette...mi riesce molto difficile dare un parere con una risposta sintetica. Spesso... a volte anche troppo....l'uomo si perde in teorie e in una infinita serie di ..bla... bla... Sono un credente ma non mi sento un credulone e sono convinto di avere molta meno fede di un ateo che "credo" si accontenti molto più facilmente di me…. Mi stupiscono le certezze assolute, certe teorie e i bla bla e mi chiedo di cosa sarebbe capace l'uomo se invece di avere solo cinque sensi ne avesse avuto .... magari una cinquantina...!!!!!! ;-)
Sono sicuro che anche voi siate convinti che i bla...bla...il pensiero e i sogni di ogni uomo non sono altro che solo il meraviglioso frutto di questi ...cinque ...e che senza..... un uomo varrebbe, forse, molto meno di un fiore.
Ieri, infatti, è morto un uomo....che personalmente non ho seguito tantissimo… ma credo che per rendersi meglio conto e giudicare il suo pensiero e le sue azioni, forse basta osservare con un po' più di attenzione ciò che sta succedendo sul pianeta in queste ultime ore. O no???

R
- Comprendo il tuo punto di vista e apprezzo la sottolineatura che non provenga da un "cattolico doc". Quanto al discorso sul "dubbio", questo non mi stupisce: stai ripetendo luoghi comuni, magari mnemonicamente appresi, o frutto della necessità. Vedi, il "blablabla" deve essere distinto: è singolare il fatto che, se si parla di blateramenti provenienti da chiesa ed organismi analoghi connessi, ciò non genera alcun dubbio, poiché per l'appunto, tramite una corretta e continua propaganda (come scritto in vari articoli delle Selezioni), alla gente è fatto percepire che il discorso su dio è qualcosa di chiuso, che la critica ha fallito, ed altro del genere. Se così fosse stato veramente, non saremmo qui, non credi?
Si tratta, in effetti, di un tipo di "dubbio" abbastanza curioso; come dire, prendendo in prestito Voltaire, chi non ha dubbi sul fatto che dio non esiste, è presuntuoso o idiota. Ma dall'altro lato, a questi "umili di dio" non sorge per niente l'idea che essi stessi, in fondo, non hanno alcun dubbio sulla esistenza del loro feticcio... Quindi, pare chiaro che i dubbi debbono averli soltanto coloro i quali non concordano con chiesa e affini.
Quanto a Wojtyla: se dovessimo mostrarci pietosi non dico per ogni papa, ma per ogni prete che passa a "miglior vita", faremmo soltanto buonismo italiota del più tipico. Parecchi atei gli sono indubbiamente grati perché, grazie a lui, la chiesa ha portato alla luce il suo vero volto, consolidandoci nel nostro dissenso.
Non farti ingannare dalla promozione mediatica, che strumentalizza l'uomo, i suoi sentimenti e le sue sofferenze, specie se non si collega il tutto al fatto che costoro sono portavoce di un mito riadattato; di là da alcuni meriti, si è trattato indubbiamente di un personaggio assai controverso. Ma non credere: traqualche giorno la folla riporrà attenzione sul nuovo pontefice, e Wojtyla sarà solo un ricordo, come tutti gli altri "migliori papi della storia" che lo hanno preceduto. Dire che questo sia "il migliore", è fare un torto a tanti altri; ma ai fedeli non importa, a quanto pare.

 

Filippo - Ho notato che la sua opinione sugli omosessuali non è proprio quel che si dice "tollerante", o mi sbaglio? Come può essere omofobo, un ateo?
R - Innanzitutto rifiuto il termine "omofobo" come qualcosa di impropriamente eccessivo. è un luogo comune che "essere atei" significhi dover essere invariabilmente a pro di tutto quanto le religioni hanno sempre condannato: fare ciò significherebbe soltanto essere degli ipocriti cerchiobottisti.
Di questi ultimi tempi si tende a voler essere "liberali a tutti i costi"; molto spesso lo si è anche da parte di persone che poi, in privato, pensano tutt'altro. Forse lei ignora che da un po' di tempo a questa parte in alcuni circoli e circoletti "atei" sono entrati parecchi omosex, che con la scusa dell'"ateismo liberale" cercano di liberalizzare le loro inclinazioni: e questo rischia di far vedere l'ateismo come l'ultima àncora di salvataggio di certune classi. Ciò vale per tanti altri argomenti sensibili, sui quali purtroppo molti ipocriti "ci marciano": pari opportunità, immigrazione, "radici culturali" e tanto altro che attira come mosche certi personaggi (li riconoscerà subito: sono quelli che hanno il termine "vergogna" sulla punta della lingua). Vero è anche che molti atei si "scoprano" omosessuali (soprattutto di questi ultimi tempi) semplicemente perché non trovano una controparte (femminile o maschile che sia) in una società costituita prevalentemente di credenti.
Ritengo l'omosessualità un modo d'essere "improprio" perché, dal punto di vista fisiologico, si tratta di un assetto sessuale chiaramente non funzionale alla specie, in quanto non mirato alla riproduzione, diversamente dal rapporto eterosessuale; questo credo sia un punto di vista inconfutabile. Se fosse "normale" o "naturale" essere omosessuali, non esisterebbero donne. Dunque, magari si dovrebbe sostituire il termine "normale" non la locuzione "può accadere". Che l'omosessualità sia "plausibile" in quanto implica anche dei sentimenti, è un altro discorso. Se essere omosessuali è poi qualcosa che "piace" a chi lo è, questo riguarda la loro libertà di vivere la sessualità nel modo che credono: sinceramente, ben poco m'importa. Se una cosa piace a una data minoranza (ed è comunque sbagliata, secondo quanto detto sopra), in tal caso detta minoranza dovrebbe evitare di pretendere di imporla come qualcosa di "normale" semplicemente perché, oggi, sono in molti ad aver "ammesso" d'essere omosessuali, nel caso. Stia dunque sicuro che non sono certo a favore del confino, della tortura o del rogo nei confronti degli omofili: a questo basta già chi, oggi, pur avendo la più alta percentuale d'omosessuali tra le sue fila, continua a predicare (forse per ripicca) che si tratta di un "peccato mortale" che offenderebbe "Dio", anzichè una società bacchettona fondata su certi pregiudizi.

 

Michelangelo - Ho appena finito di vedere il video del suo intervento al congresso di Arpiola, che in sè per sè non mi è piaciuto molto: ciò che ho trovato "anomalo", è vederla insieme a Cascioli e altri noti "estremisti". E poi il "circolo pagano"...
R - Gentile amico, il congresso è stato organizzato da Cascioli, che, a prescindere dalle sue teorie, ritengo comunque un amico dal punto di vista personale: Luigi mi aveva invitato, insistendo amichevolmente ed educatamente. Quanto al "circolo pagàno", che poi sono coloro i quali hanno girato il video (e si sono prestati a far ciò senza pretendere nulla), quel che importa è che abbiano reso possibili le riprese, quindi la cronaca del congresso. Comunque, stia certo: sempre meglio un "pagàno" in casa, che un prete alla porta.

 

Leonardo - Salve, sono uno studente in lettere di 24 anni. Mi interesso molto e da qualche tempo alle tematiche da voi trattate, vorrei pertanto porvi una domanda: questo benvenuto "vuoto" che hanno finalmente lasciato le nostre multiformi divinità, nella mente di noi non-credenti come sarà rimpiazzato, da che cosa, da mero materialismo? Siccome non credo in questa sbrigativa alternativa, e siccome custodisco già una mia risposta, tengo molto a un vostro parere.
R - Il problema non credo sia quello di "rimpiazzare" (che implica anche delle paure, oltre ad essere comprova del fatto che "dio" è un "tappabuchi"), bensì d'essere consci che, quando una data nozione è omogeneamente condivisa, non dovrebbe creare alcun problema di sorta.
In genere potremmo dire che la consapevolezza di quel che è una data cosa, è già una "mezza cura" del problema da essa provocato (se è nel caso).
Il discorso del "materialismo" è una classica trappola che punta su svariate mozioni dialettiche felicemente sfruttate dall'apologetica di ogni "rango"; evita di caderci. È smaccatamente falso e proditorio che un "ateo" debba per forza di cose essere "materialista" (nell'accezione deleteria del termine: ad es., incapace di "sentimenti", ove i "sentimenti" sono malamente intesi come "frutto dell'anima", pur essendo, come sappiamo, frutto di reazioni tra ciò che siamo e ciò che interagisce con noi, che provoca delle "sensazioni" attuate da agenti chimico-fisici del nostro corpo), sebbene, in fondo, tutto ciò che ci pertiene è materia.
Dovremmo, piuttosto, conciliare la nostra elettiva incapacità di districarci nel rapporto macrocosmo-microcosmo (di cui noi siamo "medio proporzionale"), che è una causa del parlare di "spiritualità" e "crassa materialità".

 

Andrea - Girando per il web mi sono imbattuto nel blog [URL - omissis] che tra molti altri ha listato pure il suo sito, "alcuni siti che sono inaciditi contro la chiesa cattolica (c'è da sghignazzare oltre che piangere per la deficienza nostra e loro)". Che ne pensa di cose del genere?
R - Prima d'ora non avevo ricevuto alcuna nota riguardo al blog in questione (e non me ne meraviglierei, ora che lo vedo!): ma data la qualità, diciamo che se tutto questo è quanto sanno fare i "fedeli elettronici", possiamo dormire tra quattro guanciali. Impera chiaramente il detto "più ci attaccate, più crediamo", ma a senso unico; basta osservare che non consentono nemmeno di replicare! Per quanto mi riguarda, vedere anche alcuni siti d'indubbio valore denigrati in questo modo (ad es. un illustre e molto ben fatto sito di filosofia), meriterebbe la pubblica gogna. Di solito evito i giudizi sui siti altrui, specie quelli dei "nemici": ma questo l'ho espresso volentieri già per tale motivo.

 

Aldo - Volevo chiederti: ma l'ateo deve essenzialmente dimostrare che Dio non esiste o accontentarsi di sapere che è così?
R - Concordo sicuramente che un ateo continuamente assillato dal dover dimostrare che dio non esiste, sia uno spettacolo preoccupante: ma dall'altro lato, occorre anche ricordare che molto spesso è giocoforza ripetere costantemente come stanno le cose, dato che le superstizioni sono dure a morire, poiché godono del supporto delle masse ignoranti e dei governi che, oggi più che mai, le usano per anestetizzarle. Così sarà fin quando la realtà dei fatti non sarà diffusa ovunque, e le superstizioni scremate dalle tradizioni distorte ad esse aggiunte, nonché archiviate. Non è vero che questo è utopia: è solo una questione di "imposizione" univoca da parte dei governi; se una "imposizione" proviene dai governi, la gente la accetta comunque. In fondo, così è stato anche per il cristianesimo.

 

Emilio - Premetto che sono credente.. Ho letto parecchie pagine del sito, ma ho una domanda, cosa ne pensa dei casi di guarigione miracolosa?
R - Tempo fa un amico mi chiese come mai molti medici, presentati casi di malattia dalla causa apparentemente inspiegabile, non hanno saputo diagnosticare nulla; perché si trattava di "possessione demoniaca", o di malattie poi scomparse grazie a un "miracolo". Orbene, anche in questo caso rientriamo nel campo delle specializzazioni facilmente asservibili alla religione. A parte che esempi del genere sono un classico cavallo di battaglia dei promotori religiosi, c'è da dire che l'attinenza di certe professioni a realtà come quelle del dolore umano, in connessione con la meraviglia per il biologico derivata dalla specializzazione nel campo, le rendono molto prone ad essere uno specchio di promozione indiretta della religione (non dimentichiamo che il simbolo dei medici è in fondo la verga di Asclepio, una variante del caduceo di Hermes, ossia il Logos; vale a dire, il nehustan di "Mosè". Una croce, insomma).
Non dobbiamo neppure dimenticare che questi casi siano proporzionalmente pochissimi, ed ancora meno sono quelli più estesamente documentati. Ma su questo si tace molto volentieri.

 

Simona - Il mio ragazzo è credente: pensi che sia possibile formare una famiglia tra persone che hanno ideali opposti?
R - Penso che sia perfettamente possibile, anche se a lungo andare non potrei dire che stabilità possa esserci, tenendo conto del problema dell'educazione dei figli, delle amicizie, e tanto altro. La domanda che mi fai è un classico, ed è molto importante, perchè dimostra appunto in che modo le ideologie di norma riescano a condizionare persino i sentimenti, dato che implicano fattori d'appartenenza di gruppo e di imprinting di "personalità" molto forti. Difatti (e lo dico per esperienza maturata da vari casi da me conosciuti), non di rado parecchi rapporti del genere naufragano sul nascere non appena uno dei due ha saputo che l'altro segue una convinzione opposta.

 

Mirko - Come si può fare per staccarci veramente dal potere, che la chiesa cristiana ha su di noi italiani. Nonostante la breccia di porta pia del 1870?
R - Caro Mirko, la chiesa purtroppo è stata tenuta in vita appositamente per fungere da ammortizzatore delle malefatte del governo italiano, quando la forza militare interna fallisce; pertanto, difficilmente qualsiasi azione di forza proverrà dall'Italia stessa. L'unico modo consiste comunque nel toglierle gli "oboli" statali, confiscarle le proprietà e gli archivi (con cui ricatta vari governi) e riannettere il Vaticano. Ma dubito che le ultime due cose possano accadere (sono "stranieri", in fondo); a meno di un qualche colpo di stato, invasione o manovra interna.

 

Valentino - L'ultima della serie che mi è capitata: una ragazza mi ha detto che la prova dell'esistenza di Gesù è la Sindone, che "addirittura" ha delle tracce di sangue. Probabilmente si è persa una ventina d'anni di di studi e dibattiti sul tema, ma non ho voluto infierire più di tanto dato che è molto simpatica. Non sa quanti se ne vedono di giovani anche intelligenti che diventano vittime della religione! Dopotutto cercano un "senso" e non si rendono conto di chiudersi in un preconcetto. Io lo so perchè all'università ne vedo abbastanza. La classica argomentazione è quella del sentimento emotivo della fede, che sgorgherebbe "naturale": io provo a parlarle di sociologia, psicologia e meccanismi di propaganda ideologica, ma c'è poco da fare, sono così disperatamente attaccati a questo che è difficile fargli capire con lucidità certi questioni. Certo capisco che siano anche molto difficili da digerire certe cose che smitizzano la nostra vita. Sembra quasi ci sia una sorta di censura della ragione su certi temi tabù: si arriva fino ad un certo punto, ma non si ha il coraggio di andare oltre, per paura, e trarre in maniera integrale determinate conseguenze. Un saluto e la solita stima.
R - Vede, non mi meraviglio: queste tirate popolaresche sono tutto quanto l'imbevimento clericale è capace di produrre in Italia. Malauguratamente, sono espresse da individui che fanno parte della massa, quindi la maggioranza; il che è altamente preoccupante. Riflettono alla perfezione lo stato sconsolante dell'Italia dal punto di vista culturale, con tutto quanto trascende poi in qualsiasi altro aspetto, dalla politica all'economia al costume. Si meraviglierebbe dunque se in un paese del genere la gente oggi stia a pensare prevalentemente a fiction, cellulari, yogurt e prodotti per capelli? C'è estrema vacuità e disomogeneità: ma la cosa più grave è che chi conosce la realtà dei fatti deve sentirsi chiamare "eversivo".
La fede non sgorga affatto "naturale", come costoro ripetono roboticamente. Lo sappiamo sia io che lei che tanti altri meno superficiali della norma. E parlare di scienze applicate al fattore religione, è tempo perso (o probabilmente non con i dovuti metodi), in primo luogo perchè crederanno sempre che si stia cercando di "corromperli" o addirittura paradossalmente d'avere a che fare con propagandisti (!), ed infine perchè l'essere umano odia che certi argomenti vengano scorporati dall'inconscio, poichè così facendo si annullano tutte quelle funzioni "spontanee" legate ad essi, dunque vanificandole (da cui, come lei dice giustamente, anche paura di andare oltre).
La religione è semplicemente un elemento improprio, artificiale ed altamente parassitico delle caratteristiche naturali di specie, che - queste si - sono innate, spontanee. Un "segreto di pubblico dominio", integrato nel collage culturale locale del pianeta; pertanto, pur se facilmente deducibile come cosa falsa da chiunque, costoro si bendano e fanno rumore con la bocca, per far finta di non sentire altre campane. Un caro saluto.

 

Paolo - Sembra che la fiction tramessa su Rai1 ''Inchiesta su Gesù'' abbia quale fondamento il passo dell'Apologetico di Tertulliano (V,2) in cui l'autore dice che Tiberio sottomise al senato l'approvazione del cristianesimo quale religio licita. Il senatoconsulto rispose ''no''. Potrei avere un suo commento su tale passo di Tertulliano che non mi convince troppo?
R - La pretesa di Tertulliano è, al pari di parecchie altre sue affermazioni, rimasta tutta nelle sue parole, al punto che il lettore non dovrebbe stupirsi; pretendere che siano stati i romani a coniare un appellativo relativo ad una setta, peraltro formata da circa 4000 individui (e questo a Roma, contro 60.000 ebrei circa) ancora agli inizi del II secolo, e soprattutto in contraddizione con quanto dice Paolo (per il quale il termine "cristiani" fu coniato ad Antiochia, ben trent'anni dopo questo fantomatico evento!), fa sicuramente pendant col famoso rescritto neroniano, citato ancora da lui soltanto, perchè da lui stesso inventato (come assodato tempo fa dal cattolico Bourgery). E chiaramente, il "senatoconsulto" non poteva dire di si: altrimenti la storia (quella vera) sarebbe cambiata, e davvero avremmo avuto la prova che siano stati i romani, ad aver chiamato i galilei (come erano noti più correntemente, pare) "christiani", se non "chrestiani". Ormai nessuno studioso che abbia una pur minima decenza può prendere più in considerazione simili "dati". Ma è anche chiaro che gli "studiosi" cristiani facciano una categoria a sè.

P - Sul sito di Cascioli, l'autore parla di un certo Poggio Bracciolini che avrebbe taroccato il famoso cap. XV,44 degli Annales a proposito dell'incendio di Roma per giustificare la morte di Pietro. In rete qualche sapiente ha detto che Cascioli ha preso una cantonata dal momento che il cap. XV degli Annales è conservato in un codice beneventano del secolo XI (il Mediceus plut 68.2) tuttora custodito alla Biblioteca Medicea di Firenze, scoperto da Zanobi da Strada e dal Boccaccio (fiorentini), sempre restato a Firenze, mai andato a Roma da nessun segretario pontificio.
Io ho provato a chiedergli lumi ma non mi ha dato una risposta molto convincente (tral'altro l'ho cancellata per errore ma non diceva nulla di probante). Peraltro, in rete ho trovato un testo in inglese, ovvero ''Tacito e Bracciolini'' scritto alla fine dell'800 da John Wilson Ross il quale sostiene che gli Annali siano stati tutti falsificati dal Bracciolini. Mi rendo conto che ognuno tira l'acqua al suo mulino, ma qualè la sua opinione in proposito?

R - Dal mio punto di vista, è più probabile che gli scritti tacitiani siano stati falsificati da qualcun altro molto prima, anzichè da Bracciolini (che è stato uno dei più grandi umanisti italiani, e non certo felice col clero; non avrebbe avuto alcun motivo per modificare certi passi a vantaggio del clero stesso). Per quanto riguarda la corposa trattazione di Ross, pur ottimo studioso, siamo nell'ambito di un tentativo che, sebbene presenti parecchi corretti dati di fondo, per il resto è assolutamente perdonabile, tant'è che oggi coi moderni strumenti e tecniche lo si considera con parecchie riserve.

 

Stefano - Ho letto con vivo interesse alcune pagine del Suo sito di critica religiosa, in particolare di critica del Cristianesimo. È senz'altro meritoria l'opera di diffusione di "controinformazione" sulle credenze cristiane, ma avrei personalmente preferito uno stile ed espressioni meno involuti. Debbo inoltre aggiungere che non mi capacito del fatto che molti siti (intendo italiani) di critica religiosa e del Cristianesimo in particolare ignorano o quasi una delle più consolidate vie di demistificazione della religione cristiana: tale via consiste nel mostrare che Gesù detto il Nazareno o il Nazoreo e poi detto il Cristo e, dopo di lui, i suoi primi seguaci attendevano il prossimo avvento del "Regno di Dio" e non una società umana destinata a durare indefinitamente. Questo appare chiaramente da numerosi passi dei Sinottici e delle epistole incluse nel Canone (si pensi, ad esempio, alla prima lettera di Paolo ai Tessalonicesi). Questo inquadramento del cristianesimo delle origini come movimento apocalittico o "millenaristico" pone ovviamente e necessariamente l'accento sull'illusione della quale sarebbero cadute vittime lo stesso preteso "fondatore" della nuova religione, gli "apostoli", nonché, ovviamente, gli stessi comuni fedeli; si tratta, quindi, di un'impostazione che confligge con il dogma cristiano di Gesù come Uomo-Dio, che, in quanto tale, non potrebbe ingannare, né ingannarsi.
Lei fa accenno alla questione della "fine del mondo" nel suo articolo di conclusioni sul "dio ignoto", ma inquadra tale problematica, con riferimento anche ad alcuni passaggi della Seconda Lettera attribuita a Pietro, nella Sua tendenza a vedere come fattore predominante nell'evoluzione e nello stabilirsi della nuova religione la sua strumentalizzazione da parte del potere costituito, che indubbiamente vi è stata - e si pensi solo a Costantino e all'epoca successiva - ma non, a mio avviso, in maniera tale da poter ritenere che la nuova religione con il Suo apparato dogmatico sia il frutto, come Lei scrive, di un piano studiato a tavolino, deliberato e premeditato.

R - Le espressioni talora sono volutamente ironiche, in clima con certe pretese "aulicizzanti" con le quali i teologi e gli apologisti esprimono le loro assorte ed estatiche tesi. Sono certo che a tratti ciò possa risultare controproducente, ma non ho saputo resistere alla tentazione.
Il discorso delle "profezie" rientra tutto nel quadro di qualcosa che è stato costruito di modo tale da creare un comodo legame ridondante tra Bibbia e vangeli; il loro fallimento è chiaramente un fallimento pre-calcolato.
Consideriamo ad es. la "seconda venuta": è chiaro che questa non si sia mai verificata (il che spinse Paolo a procrastinarla, senza che i suoi ascoltatori notassero la pochezza di divinità ritardatarie...), se non nell'ottica di una "seconda venuta" del "vero messia" (cioè Vespasiano, secondo Flavio). Di cui mi sono ripromesso di parlare più che altro nei libri che ho intenzione di pubblicare.
Sono conscio anche del fatto che molte cose risultino assai rimaneggiate, ma è stato giocoforza; ho cercato di privilegiare la sintesi, poichè una critica pignola di tutto ciò che riguarda il cristianesimo avrebbe richiesto molto più spazio, col rischio d'annoiare il lettore. Mi sono affidato dunque alla speranza che i "palati fini" cogliessero quantomeno la realtà della sintesi. E dovrebbe essere chiaro che, alla luce della sintesi (cioè, che il cristianesimo sia una costruzione su un personaggio distorto), fattori come il millenarismo e le profezie fallite siano più che altro complementarietà.
Il cristianesimo - come spiego più dettagliatamente nel primo volume dedicato a queste indagini - è stato senz'altro qualcosa nato sulla base di eventi storici, adottato nelle province ancorchè a Roma (ove contava al massimo 3-4 mila aderenti, ancora confusi tra l'ebraismo e "qualcosa di nuovo"), e che, segnatamente a partire da epoca costantiniana, è stato trasformato in uno strumento di controllo de facto; prima di quel momento (e prima dell'"osmosi" di svariate festività, metodiche di culto, icone e dogmi dalla paganità) non possedeva alcuna connotazione propria (si pensi all'evoluzione dei dogmi, e già alla sola ripresa di icone dalla paganità, nelle catacombe), eccetto la credenza in un dio-uomo, che non è comunque originale cristiana (in questo si innestano le problematiche di scritti come quello giovanneo, che evidentemente riflette tematiche del II secolo avanzato e delle polemiche gnostiche).

S - Le segnalo, ove già non li conosca, due testi in lingua inglese la cui impostazione del problema del "Gesù storico (o meno)" può forse avere qualche affinità con la sua. Il primo è "Caesar's Messiah" di Joseph Atwill (2005), con il significativo sottotitolo "The Roman Conspiracy to invent Jesus" [...] L'altra opera è "Et tu, Judas? Then fall Jesus!" dell'australiano Gary Courtney [...] Una tesi affine a quella di Courtney è stata sostenuta anche da un certo Francesco Carotta (autore anglosassone, a dispetto del nome). Per quanto mi concerne, e come credo di aver già chiaramente espresso in una precedente e-mail, la mia prospettiva è diversa: spero di aver modo di tornarci sopra.
Segnalo, infine, che una "strategia" interpretativa affine a quella di Cascioli era stata già seguita, in Italia, da un certo Turone, in un libro intitolato "Gesù e Paolo identificati nella storia profana" (il Turone, tuttavia, "identificava" Gesù detto il Nazareno in un personaggio storico diverso da quello - Giovanni di Gamala - al quale fa riferimento il Cascioli, del quale mi sembra assurda l'iniziativa giudiziaria, perché la libertà di manifestazione del pensiero e di propaganda va riconosciuta a tutti, anche a chi ritiene uomo-Dio Gesù detto il Nazareno o il Cristo, e perché la questione non si può ritenere risolta inoppugnabilmente, come dovrebbe essere per poter sostenere la malafede e la responsabilità penale dei sostenitori della storicità della raffigurazione di Gesù il Nazareno nei Vangeli).

R - Possiedo il libro di Atwill in lingua originale; condivido le sue tesi fino a un certo punto (anche perchè il metodo talora mi è sembrato assai "elaborato"), fermo restando che la sua centralità (ossia la "creazione" del sistema d'arginamento ideologico durante l'apogeo dei Flavi) sia assolutamente plausibile. Non condivido per vari motivi l'identificazione del Gesù evangelico con Lazzaro, a prescindere dal fatto che sia più plausibile parlare di un personaggio composito, anzichè di uno ben definito.
La seconda opera è appunto una sorta di rifacimento delle tesi di Carotta, che riterrei però abbastanza implausibili, se non per quanto riguarda l'intromissione mnemonica della figura di Cesare all'interno di un contesto impero-centrico da rivalutare all'attenzione delle masse tendenti alla ribellione. In sostanza, sono due libri che si auto-elidono, sebbene in fondo potrebbero anche integrarsi, dato che i Flavi in pratica non fecero altro che confermare la figura ideale del cesare come dio.
Il "problema" di Cascioli è chiaramente un non-problema; ma, a prescindere dalla discutibilità della sua teoria, direi che il movente ci stia tutto. Vero è che chiunque voglia credere in qualcosa sia libero di farlo, per quanto assurdo o nocivo possa essere per sè (per gli altri, è un altro discorso); l'autore, però, sottolinea il fatto che tramite questa favola (spacciata per verità storica) la chiesa abbia costruito un impero tutt'altro che santo. E su questo punto non mi sentirei proprio di rivedergli le bucce.

 

Giuseppe - "Gli uccelli e le bestie dei campi hanno i loro nidi e le loro tane, ma gli uomini che combattono per l'Italia possiedono soltanto la luce e l'aria aperta [...] Voi siete padroni del mondo, ma non possedete una zolla di terreno su cui poggiare i piedi!". È quantomeno un'analogia singolare il fatto che Matteo 8.20, replicato in Lc. 9.28, metta in bocca a Gesù quasi le medesime parole". Potrebbe essere, piuttosto, che Plutarco abbia adoperato un'espressione ormai diventata proverbiale?
R - E da chi? Dal Gracco, 150 anni prima di Gesù? Sarebbe come dar del plagiario ad un sant'uomo come Plutarco; dovrebbe rincrescere a qualsiasi classicista. Proverbiale non direi. "Proverbiale" potrebbe essere piuttosto "noi abbiamo suonato, voi non avete danzato": Esopo, cinque secoli prima.

G - Gli scrittori dell'epoca non avevano i nostri stessi parametri. Più umilmente penso che Plutarco metta in bocca al suo protagonista delle parole che pensa possano rendere il suo carisma, ma non è detto che per questo le abbia storicamente pronunziate. E così è per i vangeli: gli evangelisti adoperano modelli letterari comuni per cercare di trasmettere la verità di Gesù. L'importante è quello che gli autori intendono trasmettere, non il modo in cui lo fanno...
R - Quali sarebbero questi "nostri" parametri così "diversi"? Per i vangeli, è chiaro che nessuno possa aver udito pronunziare il soliloquio del Getsemani: ma è pur vero che, così come accade nei dialoghi di Luciano, nessuno oggi si sogna di considerare che, ciò nonostante, non si tratti di fiction. Solo che Luciano è sicuramente "fiction" (del resto ha uno "stile diverso", frutto di "mentalità diversa"...), perchè è "pagàno". La giri come vuole. Si tratta semplicemente di plagio, e del più madornale.

G - Lei sostiene che "Al pari di tutto ciò che lo circonda, l'essere umano è costituito da particelle elementari: praticamente, si tratta di fotoni, ossia quanti basilari d'energia, a loro volta costituiti da "qualcos'altro" di molto più piccolo". Mi sono informato: le particelle elementari come gli elettroni ad esempio non sono assolutamente fatte di fotoni. Non crede che se davvero l'essere umano fosse solo un aggregato di atomi, in base alle leggi della fisica l'uomo non dovrebbe essere cosciente, nè potrebbe percepire alcuna sensazione o emozione?
R - Bene; già che c'è, allora si faccia dire dal suo "informatore" anche cosa sia "l'energia cinetica" che sposta un elettrone quando è colpito da un fotone ("Effetto Compton"), ed in pratica cosa stia "emettendo" quell'elettrone, per poter deflettere il fotone (e deve essere per forza qualcosa "più elementare", "più piccolo" del fotone, per poterlo fare). Mentre che c'è ancora, si faccia pure spiegare cosa significa che un fotone "perda energia" una volta giunto alle "propaggini dell'universo", proprio per Effetto Compton. Magari ridefiniamo pure certi assiomi "costruttivi" della fisica quantistica; che, come ben saprà lei e certi suoi informatori, non ha la presunzione d'essere ancora molto ben "solida", come la certezza dell'esistenza di Dio.

G - La sua è un'analisi parziale. Sarò ingenuo, ma penso che la Provvidenza abbia radici più ramificate di quelle che la ragione fa pensare.
R- Benissimo. Allora, visto che la mia è "parziale", lei dovrà avere sicuramente una spiegazione più completa; ma visto che lei "pensa" che la provvidenza abbia radici più profonde, allora non potrà scandagliarle comunque. Come fa, quindi, a dire che le ha più profonde, e che la mia sia un'analisi parziale? Forse "per sensationem", o più certamente estraendo il Potenziale dal Possibilistico inteso "ad infinitum" (giacché parliamo di "dio")?

 

Alessio - Il diavolo ("colui che separa") agisce in molti modi, e questo sito ne è un'esemplare manifestazione. Il Cristianesimo non pretende nulla e non chiede nulla, consiglia solo agli uomini di Amare e di Amarsi l'un l'altro. L'ateo è colui che si ostina a non "ascoltare" questo semplicissimo principio, non perchè non ne sia consapevole, ma solo perchè è molto più rassicurante e semplice odiare, e sicuramente più "proficuo", non solo in termini economici. L'ateo non potrà tuttavia mai essere pienamente felice, nè soddisfatto, perchè comunque è e sarà sempre solo.
R- Gentile amico, in primo luogo, "diavolo" significa casomai "colui che tende insidie" (dal greco diabolè): già questo basterebbe a far vedere come quel che lei scrive sia null'altro che la ripetizione di frasi fatte e idee tanto stantie quanto abusate. L'ateo, quanto ad altro, è piuttosto colui il quale si "ostina" a dimostrare comprensione per questi abusi, anzichè fare (come facevano i suoi preti) di tutta l'erba un falò. Ed in questo l'ateo, gliel'assicuro, è comunque più che felice: meglio soli, che mal accompagnati. Quanto a "termini economici", poi, stia ben certo: anche su questo la sua chiesa è sicuramente assai esperiente. A buon intenditor, poche parole.

 

"Zieta" (iniziano le email false: la mia risposta è tornata indietro per "mittente sconosciuto") - non credete che il termine vaticanate sia un pò troppo stupidamente offensivo? credete che per fare critica basti disprezzare ciò che si critica? la critica dovrebbe essere un qualcosa di costruttivo non offensivo...
R- Non se ciò che si critica è di per sè intrinsecamente stupido, quindi offensivo per l'intelligenza della gente: basta dare un'occhiata. Quindi, semplicemente ci si adegua al suo contenuto.

 

"Yussindaco" - ma voi studiate? sembra una domanda idiota ma è necessaria, qual'è il Vs metodo? l'essere contro piegando storia e documenti a Vs. comodo è serietà scientifica?qualche quaglia potreste anche convincerla ma gli studiosi veri che considerazione possono avere di voi? cmq. continuate così xchè va tutto a Ns vantaggio...grazie
R - Ed ecco un altro "umile studioso"... Chissà cos'è mai che "studi", e cos'è che desumi da questa "cosa" che studi. E di che "metodo" stai parlando? Il "metodo storico"? Di che "documenti piegati" e "storia piegata" vai cianciando? Quelli che parlano di un "dio incarnato"? Davvero una letteratura credibile, scientifica e veritiera!
A scanso di equivoci, ti sto rispondendo solamente per aggiungere nella pagina della posta l'ennesima prova esemplare della stupidità che vi caratterizza: perchè sicuramente non hai nemmeno una minima idea di cosa tenti di difendere, a meno che tu non sia soltanto l'ennesimo utile idiota che approfitta dell'anonimato, senza nemmeno sapere cos'è ciò che credi di criticare.
Gli "studiosi veri" stai sicuro: dovrebbero imparare la logica, prima di far scrivere email a personaggi come te. Quaglie? Molto meglio degli struzzi, che vanno sicuramente a vostro vantaggio.

 

"Luca del Beato" (ancora "Yussindaco" sotto altre spoglie) - La logica è proprio quella che vi smaschera, quindi imparate ad usarla voi! Chi cerca solo ciò che vuole trovare che ca..o di ricercatore è! Non sono un provocatore ma un provocato dalla violenta falsità delle vs. informazioni... nascondere o inventare verità vi ha contraddistinto fin dall'inizio e i Santi Padri (quelli che a voi sono mancati) hanno pure confessato (citando e non nascondendo i vs. testi e le vs. teorie) che ciò è stato di somma utilità per la Verità e l'Unità della Chiesa di Gesù. Fin dall'inizio chi ha versato il suo sangue e non ha certo reclamato il vs. vi ha smascherato e vinto. La perdita di testi importanti è una vera perdita x la cultura, il loro ritrovamento è una ricchezza, ma questo non c'entra con l'attendibilità di tesi oltretutto in pieno contrasto traloro... se tutto è verità niente è verità e se la verità risulta illogica e incomprensibile a chi c..o giova, e se non è Dio ad andare incontro all'umana miseria chi potrà farlo bene al posto Suo, e se la verità è per pochi chi è il nemico dell'umanità, e se il Cristo gioca a fare la rockstar ante litteram invece di proclamare le beatitudini non è forse un antipatico imbonitore? E se i figli e l'amore coniugale non fossero benedizioni di Dio nell'ordo naturalis non saresti un bastardiello del cavolo anche tu? E se trail creato e il creatore non vi fosse sintonia o peggio ancora vi fosse necessità di mediazioni a terzi non risulterebbe Dio il primo e il peggiore degli incapaci? Grazie x gli insulti non li contraccambio e neppure stavolta ti dico chi sono. Se Dio non è bello da vedere e non è bello starci insieme... meglio lasciarlo lì.
R - È assolutamente inutile perdere tempo a commentare le immense (...) che scrivi; si vede che sei senz'altro un povero idiota auto-convinto, servo e vile senza cervello nè dignità, che prende spunto da qualcuno ancora più inutile di te, perfetto specchio di un sistema nel quale il ragionamento è un optional. Dato lo "stile", rischi già di rivelarti un prete (elementi per natura coraggiosissimi, con la pelle altrui!) o qualcosa di simile, magari qualche ipocrita che mi ha già scritto. Cambia email, cambia nome altre 400 volte: fai, fai pure...
Quindi, cosa dovresti mai avere da rispondere agli insulti che meriti e strameriti? Da bravo cretino (pardon: cristiano...) devi soltanto porgere l'altra guancia: io no.

 

"Alfio" - Condivido in gran parte il ragionamento che porta a dichiarare che la bibbia e il cristianesimo si fondino su invenzioni, storielle tramandate ecc. e in genere i motivi che portano ad essere cristiano o religioso comunque. La cosa che invece non condivido è il tono di molte affermazioni che attaccano il cristianesimo come se fosse il male peggiore e la peggiore delle convinzioni religiose. Secondo me il discorso si dovrebbe rivolgere a tutte le religioni. E meriterebbe anche l'islam un approfondimento (anche se tanti aspetti li ha in comune con il cristianesimo ). La voce della chiesa si sente abbastanza ed e' in grado di difendersi, ma vedo una grossa sproporzione da chi attacca la chiesa cattolica (o meglio il suo credo) e chi attacca le altre forme religiose.
R - Il motivo per cui "il cristianesimo si, e l'islam no", è già spiegato nella pagina introduttiva del sito (Tutto ciò che sai, è falso!), oltrechè nei miei libri; in pratica il primo è causa di problemi molto più gravi, ed anche di una sorta di provocazione nei confronti delle altre religioni (si pensi non tanto all'islam, col quale ha cozzato ai tempi di Maometto, ma anche dell'induismo, del taoismo e di qualsiasi altra religione contro la quale ha cozzato nel corso delle spedizioni missionarie e di conquista economica che le accompagnavano in tutto il globo). Per cui, la sproporzione è direttamente proporzionale (mi scusi il gioco di parole) alla sproporzione di responsabilità implicita tra le parti. Il cristianesimo è realmente il peggior e più subdolo male al mondo.
Del resto, dovremmo imparare a risolvere i problemi del nostro mondo, prima di preoccuparci di quelli altrui (purtroppo, questa pruderie è anch'essa sintomo della mentalità cristiana; e contraddice comunque all'aforisma "gesuitico" del trave e della pagliuzza). Dell'islam si occupino gli islamisti (ed esistono già molti siti che lo fanno) e coloro i quali vivono nell'area islamica: noi, che viviamo nell'Occidente, dobbiamo innanzitutto preoccuparci di denunziare e porre termine all'inganno chiamato "cristianesimo", e poi muovere contro tutto il resto, sia in Italia che altrove (sempre se ce lo permetteranno... e sempre se la fine del cristianesimo non implicherà anche quella delle religioni che si sentono fomentate da esso).

 

"Piero / Pietro" - Ciò che ho letto mi sembra zeppo di molti pregiudizi e generalizzazioni, nel senso che alcuni credenti sono come vengono qui rappresentati, ma tanti altri, come credo il sottoscritto, no. Io sono credente, ma continuo ad essere un uomo alla ricerca che continua a confrontare i motivi per credere ai motivi per non credere.
Nel sito ho trovato una forte incapacità di mettersi in discussione: una fede cieca nella non fede. Una fede cieca nella razionalità, che altro non è che il prodotto limitato del nostro cervello di uomini del XXI secolo.
Quante volte la storia ha smentito verità assolute prodotte dal pensiero razionale di un determinato periodo?
Credo che farò qualche altra capatina su questo sito, come su [URL - omesso]. Invito però voi redattori a leggere senza troppi pregiudizi gli scritti dell'attuale papa e di altri pensatori che con argomenti razionali ed onesti sono giunti a conclusioni completamente opposte rispetto alle vostre.

R - Vede, se lei avesse posseduto "apertura mentale", non avrebbe certamente scritto cose del genere, e sicuramente non sarebbe affatto un credente. Lei, vedo, si perita di definire "opinioni" quelle altrui, laddove le sue credenze sono chiaramente indubitabili, verità assoluta, ovverossia appunto "una fede cieca nella fede".
Quella che chiama "incapacità di mettersi in discussione" non può sussistere nel caso di chi è perfettamente certo dell'inesistenza di ciò in cui crede lei. Quanto alla storia che "smentisce" la "ragione", essa è fatta anch'essa da uomini, purtroppo: uomini completamente diversi da personaggi che, per mestiere e tornaconto, giungono permanentemente a conclusioni "diverse dalle nostre". Purtroppo per voi.
Non vedrei dunque alcunchè di nuovo, in questo suo sfogo.

P - La risposta mi sembra eccessivamente risentita ed è assolutamente gratuita. L'equazione: credente = assenza di apertura mentale. Inoltre, come ho scritto, io non ho una fede cieca nella fede: come lei, sono alla ricerca. La differenza è che io in questa ricerca parto dalla mia fede dubbiosa, lei parte dal suo ateismo, che, tuttavia, mi pare molto poco dubbioso.
Probabilmente per lei l'assenza di dubbio è un merito, mentre per me non lo è. Chiarisco infine che non era mia intenzione entrare in polemica e pertanto mi scuso se quanto ho scritto ha suscitato irritazione.
P.S. Io ho conosciuto uomini di fede che per mestiere e tornaconto, giungono permanentemente a conclusioni diverse dalle vostre, ossia credenti intellettualmente poco onesti, ma ho conosciuto e conosco credenti che sono fior di galantuomini (che traggono le necessarie conseguenze dalla loro fede) e persone fortemente dotate intellettualmente. Mah, continuo a pensare che generalizzare sia sempre errato.

R - Mi scuso se sono apparso "risentito": mi capita spesso quando mi pervengono email che non iniziano nemmeno con una forma elementare di saluto (nelle quali poi si passa immediatamente alla fase critica). Magari la mia prevenzione sta tutta qui.
Venendo a cose serie, l'appunto che lei ha fatto nella sua prima email era molto sicuramente rivolto all'articolo "Ogni sorta di credente", nel quale m'era sembrato chiaro che, a parte l'ironia di fondo, si stesse partendo da una demarcazione "manichea", ovverosia estrema. Da cui, si sarebbe dovuto capire che, a prescindere dalle nuances che lei sottolinea ("credenti onesti" ecc), si stava trattando di credenti fanatici, estremi, che mettono alla base del loro comportamento la religione, e sono capaci di qualunque cosa per essa, anche oltre qualsiasi evidenza.
E sempre a prescindere, la formazione religiosa inficia comunque la personalità, quando viene in contrasto sulla validità della formazione stessa. Per cui, ha poco senso definire "onesto" un credente, qualora costui, pur dopo "attenta analisi", non riuscisse comunque a pervenire ad un risultato oggettivo: ossia, che credere in dio non ha senso, dato che dio non esiste. Ma è anche chiaro che, finchè ci si porterà appresso il "sacco amniotico", non sarà possibile vincere la forza gravitazionale della superstizione religiosa che ci ha formati.
Si può anche essere intrinsecamente "brave persone", ma quando si è credenti è comunque difficile essere obiettivi: e questo è il vero problema di fondo che rimarcavo. Le "brave persone", purtroppo, non fanno andare avanti il mondo: a farlo sono l'altra categoria, quella dei truffaldini interessati. Da cui, è impossibile trovare un compromesso, o un punto in comune, o figurarsi simpatia per costoro e per i credenti in genere.
Quanto al generalizzare, non sono soltanto costoro, a farlo: è opinione comune che l'ateo sia quanto di peggio esista, e questo sia per il barone della chiesa che per la casalinga avvezza alle telenovelas. Se casomai ciò non fosse anche opinione sua, la ringrazierei, ma non farebbe testo; in quanto, guarda caso, a contare in questa specifica circostanza è appunto la generalizzazione, quella della maggioranza pilotata dai "baroni".

 

"Crocifero" (altra email spuria) - Esimio dott. Catalano (ma forse "dottore" potrebbe suonarle ironico, così come "professore"), desidererei chiederLe che lavoro fa nella vita e dove trova il tempo di scrivere tutte le cose che pubblica. Lo chiedo perché penso che qua le cose siano due: o lei è un grande sfaccendato, oppure è un genio incompreso. Nel primo caso, vada a lavorare, chè la patria ne avrebbe bisogno. Nel secondo, si dia una calmata, perché tanto non otterrà mai nulla con la sua "crociata all'incontrario".
R - Gentile dott. "Crocifero", vorrei sperare che il suo sia soltanto un soprannome: viceversa, fossi in lei chiederei i danni ai suoi genitori e inizierei le pratiche di cambiamento del nome. Va bene che ci metterebbe un pochino (siamo in Italia, mica in Inghilterra, dove si può cambiare nome anche online...), ma ne varrebbe la pena. Venendo a cose meno fatue, non è un segreto per nessuno che io attualmente non sia stabilmente occupato. Non me ne vergogno e d'altronde non posso farci nulla. Non appena venivano a conoscenza del fatto che sono ateo, magicamente il rapporto finiva, con una scusa o un'altra. Ora vado avanti grazie a qualche lavoretto occasionale e al supporto della mia famiglia: nessuno, conoscendo il mio attivismo, ha più voluto aprirmi le porte quando bussavo in cerca di lavoro, in questa caritatevole ed equa civiltà cristiana! Crisi o non crisi. Eppure, vivo di ciò che ho e sono comunque felice, perchè non rubo nulla a nessuno. Devolvo persino il misero euro di provvigione della vendita dei miei libri ad attività benefiche: proprio come fanno le sue beneamate associazioni di carità. Ho pagato il prezzo della "diversità", ma lo rifarei altre mille volte, se necessario: preferirei morire di fame, anzichè mentire a me stesso e agli altri.
Anche se possiedo comunque una laurea, per questa sua bella società non sono nè dottore nè professore, e me ne vanto: viceversa, sarei diventato uno dei tanti "sapienti" della cui sicumera lei si adorna, e al cui confronto persino un ladro non avrebbe di che vergognarsi. In fondo, anzichè preoccuparmi di conseguire il tipico "pezzo di carta" per fini egoistici, ho ritenuto più opportuno continuare le mie ricerche a favore dei miei (ingrati) concittadini, che continuano a essere truffati e raggirati dai dottoroni di cui sopra; ricerche a cui nessuno mi avrebbe mai abilitato nè titolato, nel sistema di "insegnamento" di questo paese. Mi sono documentato da solo, e credo d'averlo fatto anche bene: forse per questo mi chiamano (mio malgrado) "professore". Mi ci chiamano sin dal liceo, da quando diedi una lezione al mio prof. di lettere, declamandogli le prime tre pagine del primo capitolo dell'Anabasi quasi a memoria: in greco, ovviamente. Ero al secondo ginnasio, allora: bei tempi... Eh, si invecchia, purtroppo. Mi stia bene: e... studi, studi, mi raccomando.