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Quando, non molto tempo fa e in tempi ancora non sospetti, "profetizzai" il verificarsi imminente di un grande conflitto mondiale, prima ancora che il signor Bergoglio, facendosi precedere da un miglior stratega quale evidentemente è Vladimir Putin, avesse paventato l'avvento del medesimo conflitto, mi sono sentito dare del complottista, del fanatico, dell'illucido e dell'esagerato. Ora, invece, lo dice il signor Bergoglio, e tutti a genuflettersi! Stavolta nessuno che grida all'untore: nessuno che sospetta che possa sussistere una possibilità di far verificare i fatti già solo parlandone.
Hai voglia, egregio Bergoglio, predicatore di sorda e comoda ignoranza, a tuonare teatralmente e maledire: hai voglia a dire che il terrorismo è causato dalla fame, come ti sei permesso di dire recentemente in Africa, dove hai portato "belle parole" anzichè pagnotte! Il terrorismo è causato dall'ignoranza di chi crede in cose che non esistono: ed è sempre l'ignoranza a ingenerare le guerre, che non finiranno mai proprio finchè esisteranno religioni, inclusa la tua. Anzi, soprattutto la tua: che con la scusa del dialogo tenta soltanto di sopravvivere nella sua struttura, nelle sue ricchezze e nei suoi esponenti. E sareste anche capaci, per continuare a sopravvivere, persino di creare una qualche nuova mutazione come al tempo in cui è stato creato il cristianesimo, stavolta usando l'islam come "donatore" di "rinnovata fibra": del resto, ci sono stati tuoi antesignani che non si sono peritati nemmeno di minacciare d'andare a chiamare i saraceni, per poter avere ragione di avversari politici!
Vedete, egregi politicanti e "avvocati di Dio": per capire certe cose non è necessario essere dei profeti... Si renderebbe indispensabile, però, conoscere bene cosa siano le cosiddette religioni e masticare un po' di reapolitik, ma di quella cinica: di quella, per intenderci, riassunta dall'infallibile brocardo andreottiano "a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca". Uno dei princìpi basilari di questa "nouvelle realpolitik" è appunto quello di considerare un punto fondamentale dell'evoluzione umana: e cioè ammettere che tutte le religioni siano false e, in quanto tali, tutte nocive. Non ce n'è una che non abbia effetti nocivi: perché se credi in cose assurde, agirai assurdamente. Gli effetti "normali", la predicazione di pace e bene, l'ottimismo e tante belle cose sono soltanto esternazioni superficiali e contingenti: l'innesco del male è costituito dal credere in esseri onnipotenti e invisibili, annessi e connessi. E queste cose si scatenano più o meno inconsciamente al verificarsi di certi fattori.
Poi, certo: ci sono le religioni meno attivamente nocive e quelle più efficienti. È innegabile che, tra le religioni più presenti in Italia, l'islam sia quella più diffusa e parimenti più foriera di problemi a livello, sia di individui che di collettivo. Ovviamente, non si sta certo dicendo che tutti gli islamici siano delinquenti: sarebbe offrire troppo facilmente il fianco agli imbecilli a caccia di streghe... Esso è un credo diviso in due: da un lato abbiamo quello di proscenio, dove la gente normale prega e si fa i fatti suoi, mentre dall'altro abbiamo quello "di conquista", propugnato da facinorosi incapaci al lavoro di fatica, che cercano d'ottenere il necessario per vivere bellamente scannando il prossimo, nell'allucinazione collettiva dell'instaurazione della "purezza voluta da Allah".
È innegabilmente vero che questi banali psicopatici che si professano fidayyin (e la cosa più grave è che ad abboccare siano soprattutto i più giovani) si confessino, nessuno escluso, tutti islamici più osservanti degli altri islamici, che essi assassinano indifferentemente insieme agli "infedeli". Altrettanto vero è che l'intercapedine tra queste due facce della stessa moneta sia molto sottile. In effetti, in barba ai faciloni "maitres a penser" pacifistoidi (che, guarda caso, sono pressoché tutti di "sinistra": la stessa sinistra filo-tedesca dell'accoglienza indiscriminata, delle retate e delle COOP, coadiuvata dai compari d'anello degli agnellosi transfughi alfaniani e montiani...), i princìpi di questa loro azione ostile sono contenuti negli stessi libri "sacri" dai quali i fedeli "buoni" traggono articoli di fede pacifica.
Sfogliando questi tomi di divina saggezza, potremo constatare la presenza di massime edificanti e pacifiche convivere pagina a pagina con inviti alla distruzione dell'infedele, all'appropriazione dei suoi beni e alla conquista del "mondo intero" (ah, la Spectre!) per "volere di Allah": dovremmo forse pensare che i musulmani buoni leggano le pagine pari e quelli cattivi quelle dispari? No. Diremmo piuttosto che ci siano persone che si dedicano a un dato tipo di dettami religiosi in quanto incapaci di nuocere, e pazzi delinquenti che tentano d'adempiere a quelli opposti in quanto nati violenti e incapaci a lavorare onestamente per guadagnarsi il pane: entrambi, però, risultano sempre sotto la medesima egida costituita del medesimo libro e dal medesimo credo.
Messi di fronte a questo stallo, l'unica sarebbe istruire l'umanità a smascherare e mettere fuorilegge tutte le religioni: ma questo è un processo d'evoluzione umano e sociale che non conviene né ai predicatori né ai politicanti. L'inesistenza di Dio, di un qualsivoglia dio, e della sua creazione da parte dell'uomo, è l'unico "segreto di pubblico dominio" che tutti sanno ma che nessuno vuole ammettere di poter confessare. E allora? Cosa si deve fare? Anche questo l'ho detto un'infinità di volte: ma i sordi non sentono e i ciechi non vedono...
Una riprova? Poc'anzi, in quel salotto del malessere culturale titolato Porta a Porta, ho sentito dire a "monsignor" Comastri che si sentiva "dispiaciuto" per gli eventi, ma che non si deve rispondere con la guerra alla guerra, bensì con la solita pace. Quest'abusatissima pace, che è come la libertà del Gattopardo: una parola priva di un senso dialettico compiuto (tant'è vero che i romani dicevano "si vis pacem, para bellum..."). Occorre "gettare ponti" perchè, sempre a sua detta, "i delitti e le uccisioni ci sono ogni giorno"! Vallo un pò a dire a chi ha avuto vittime tra i familiari, a chi ha subìto danni materiali e affronti in casa sua, per mano di imbecilli che adorano l'inesistente: quello stesso che anche voi propugnate!
Ma niente: secondo questa "logica" (teologica...), quanto accaduto a Parigi non richiederebbe interventi drastici, bensì un "dialogo"! Con chi, non si sa. Non credo che il gentile prelato volesse intendere i "miliziani" dell'ISIS: sarebbe troppo persino per qualsiasi equilibrista della sofistica! In effetti, ritengo che egli ripetesse il mantra della "tolleranza" e del "dialogo religioso": quindi, parlare con altre culture pacifiche, identificate dai seguaci pacifici dell'islam di cui sopra. Epperò, questi ultimi non fanno la differenza: non sono loro ad agire, a fare attentati, minacciare... Né riescono a far ragionare i delinquenti: anzi, "pare" che, ad ogni conquista di città, i "civili pacifici" si aggreghino bellamente, evidentemente galvanizzati anch'essi dalla prospettiva di conquistare l'Occidente per vivere da padroni come questi "conquistatori"... Io direi piuttosto che andare in onda con dichiarazioni di questo genere sia improduttivo al limite del risibile: è un autogol strategico, egregio Comastri.
Cari signorini agnellati, la realtà è che si rende necessario agire contro questi banali e miseri delinquenti organizzati, perché altro non sono. Essi non hanno nulla a che fare con la religione, men che meno con un travisamento della religione, persino. Si tratta del byproduct meticcio di una "cultura" dai tratti intrinsecamente regressivi, in quanto nata in luoghi climaticamente e risorsisticamente penalizzati: pertanto, essa dà origine a dei comportamenti barbari di questo genere. Quindi è inutile volersi spacciare per filosofi superiori parlando di una pace pelosa e di un dialogo non realizzabile con elementi di questo genere.
L'unica, dunque, è intervenire nei luoghi strategici in cui si trovano regimi non ancora consolidati (le "primavere arabe": che oramai sono diventate autunni a foglie rosse...) e poi sradicare questi sedicenti eroi, combattendoli con la loro stessa moneta. Se calcoliamo che basterebbero tre soli eserciti per avere ragione di questi ridicoli gaglioffi, diremmo che sarebbe da stupidi non approfittarne: sarebbe davvero un porgere l'altra guancia.
Il rischio che si verifichi un'invasione vera e propria di tutto il territorio europeo è diventato molto ma molto alto. Più si ritarda, peggio è: a meno che non si tratti di un altro pericolo sulla scia di Al-Qaeda, beninteso... In effetti, il fatto che l'Occidente non si sia ancora mobilitato, nonostante aberranti azioni criminose (per quel poco di quelle che, a prescindere dalla strage di venerdì 13, non odora di sospetto) contro persone e cose (odioso il caso di Palmira e di Nimrud), la dice lunga sui reali interessi che hanno le corporazioni (che stanno dietro le grandi nazioni) nel giocare di sponda sul diffondersi del terrore. Non vorrei produrmi in un'altrettanto facile profezia, ma a questo punto credo che le opzioni siano diventate tante e, sfortunatamente, non tanto buone.
Occorre stare attenti, perché le modalità d'inserimento dell'islam nell'Occidente attraverso il corridoio italiano è la medesima di quella con cui, a suo tempo, s'è imposto il cristianesimo, in un'epoca di crisi non dissimile da quella odierna, quando le religioni precedenti furono viste come poco rigide e molto "corrotte", dando spazio così al pauperismo ipocrita incarnato dal cristianesimo: che ha molto a che spartire con l'islam, indipendentemente dalla loro presunta derivazione dall'ebraismo.
I primi "portatori sani" del cristianesimo provenivano dagli stessi luoghi dai quali oggi vengono inviati i cosiddetti migranti, che venivano usati come manovalanza a buon mercato, come ci dicono personaggi come Tertulliano; il reclutamento di giovani (elementi facilmente plagiabili e proni alla ribellione) e di donne è un dato accertato sia nel primo cristianesimo che tra gli attuali "fidayyin", che hanno avuto i loro perfetti antesignani negli zeloti ebraici (o meglio, estremisti ebraici del nord, non riconosciuti da quelli giudei, quando non conveniva...) e nei successivi assassini islamici, provenienti sempre da quei luoghi; la riduzione della donna a serva dell'uomo, unitamente all'ordine di coprirsi di velo, predicata apertamente sia dai criminali islamisti che dai pii "predicatori di pace" dell'islam "ortodosso", è già un cavallo di battaglia delle predicazioni del Paolo di Tarso successive ai soggiorni in Siria (guarda caso), ritenuta dai romani la fonte da cui ogni male e superstizione filtrava in Occidente; l'entrata nel cristianesimo soprattutto da parte delle donne (prime vittime e prime complici delle religioni, come ho sempre sostenuto), nell'abbracciare "Cristo" fino a dover odiare padre e madre che fossero rimasti "pagani", è un diktat già presente nelle prediche e nelle lettere di tanti "santi" (incluso il celebratissimo Geronimo da Stridone, al quale dobbiamo addirittura la Vulgata...) così come in quelle di tanti imam più o meno pii e avversi al terrorismo; la lotta tra fazioni religiose non è cosa soltanto dell'islam; e tanto altro.
Sono dei credo omogenei e che predicano cose simili: il cristianesimo è stato semplicemente addolcito con l'adattarlo alle necessità occidentali, dato che quel che predicava era impossibile ad attuarsi in un alveo geografico, culturale e risorsistico come quello occidentale. Tant'è vero che dell'intransigenza di qualsiasi culto mediorientale è rimasto soltanto il "chi non è con me è contro di me". |
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