 |
 |
 |
 |
|
Le tragedie di terrorismo degli ultimi mesi si inseriscono in un contesto assai particolare per quel che riguarda la concezione del "martirio per Cristo"; è un contesto che ben elucida la peculiarità di istituzioni che si inseriscono sulla scia di questo genere di vicende, per continuare a voler far capire che quanto concerne l'oggetto per cui il "martire" sarebbe stato ucciso sia assolutamente vero.
Il problema di costoro è che non si viene uccisi "soltanto per essere cristiani", come se dietro la denominazione di "cristiano" non ci fossero ideologie, dogmi e una storia non certo edificante, che ti fa "cristiano" al di là della denominazione stessa. L'essere "cristiani" è una denominazione: ma è il contenuto a fare quella denominazione.
La storia in oggetto è quella che sappiamo, ma che molti dimenticano: quasi venti secoli d'intolleranza e imposizione che non sfigurano dinnanzi alle teocrazie d'altri lidi. Quasi venti secoli di pretendere di potersi installare e diffondere "la verità" in ogni parte del mondo, collidendo con la cultura di luoghi estranei e pretendendo persino di modificarla, in nome di una superiorità ideologica inesistente; dimentichiamo quanti missionari sono stati cacciati da questo o quel paese e come, nonostante ciò, la Chiesa ha continuato a inviarli stolidamente negli stessi luoghi pretendendo "parità di culto"? In nome di chi? In nome di cose che non esistono? In nome di un Cesare ibrido camuffato da "mite agnello di Dio"?
E stiamo certi che qualora i Lumi (così tanto esecrati dai prelati) non avessero sfolgorato sulla società medievale rendendola società di diritto, la Chiesa avrebbe continuato indisturbata a imporre le sue fole e a punire con la morte chi non ci crede, né più né meno di quanto accade con la shar'ia; sicuramente, caro Bergoglio, non ignorerai che il tuo amato predecessore polacco abbia ratificato un articolo di Catechismo nel quale si concede il diritto e il dovere d'infliggere "pene proporzionate alla gravità del delitto", senza escludere ("in casi di estrema gravità") la pena di morte.
Ammazzare qualcuno per il fatto d'appartenere a un altro credo è sempre qualcosa d'esecrabile: la presunta superiorità del credo in cui riponi fede e della società che si appecorona ad esso non si affermano ammazzando gli appartenenti a una superstizione concorrente. Sono cose da folli: cose alle quali, per l'appunto, ci ha abituato la religione e che non esisterebbero qualora non esistessero dei folli e analfabeti cerebrali che ammazzano il prossimo in nome di esseri onnipotenti e invisibili "più veri" di quelli altrui. Ma i credenti continuano a far finta di niente e a chiedersi le origini dei mali, cercando soluzioni che alfine si rivelano temporanee: e si ricomincia, un circolo vizioso senza fine.
Al verificarsi di certi eventi, c'è sempre una precisazione da fare: una precisazione lucida e coerente. Vedi, caro Bergoglio: in presunti "scontri di civiltà" (che sono sempre messi in piedi da chi crede nell'esistenza di divinità e simili, bada bene...) non c'è un provocatore e un provocato. Ciascuno sta dalla sua parte. C'è chi è sufficiente a sé, come accade nel caso del mondo occidentale (che è perlopiù cristiano), e chi non riesce a stare per sé, dato che nel mondo da cui proviene ha poco benessere di cui godere. Viceversa, molti islamici non continuerebbero a lasciare i loro paesi natii e a tentare la fortuna in un Occidente che non è più quel bengodi di prima. Eppure, continuano a venirci e ad esecrarlo sia dall'interno che dall'esterno: praticando i loro costumi, pregando nei loro luoghi di culto (concessi senza problemi: cosa che non accade in molti paesi islamici, quando a richiedere luoghi di culto sono i membri di altre religioni...) e a provare nostalgia per una patria che li ha costretti a emigrare. Fuori dalla loro patria continuano a pregare un dio tutt'altro che onnipotente: viceversa, i fanatici che si ergono a censori e vendicatori di quel dio non agirebbero al posto suo.
Vedi, caro Bergoglio: quella del terrorismo non è altro che politica camuffata dietro pretesti "superiori". Politica economica. Sappiamo (e lo sanno anche loro) che il mondo arabo sia rimasto sostanzialmente al medioevo da cui è nato: quel medioevo da cui il mondo occidentale s'è distaccato da quasi cinque secoli, laddove la Chiesa che vive tuttora nel suo cuore continua a vivere come un millennio e mezzo fa. Nel mondo islamico i fanatici sono pochi, al confronto con la massa dei musulmani (che è perlopiù pacifica e bada soltanto ai casi suoi; non di rado esecrando gli atti di chi ammazza in nome del loro dio). Il musulmano normale è una persona molto ligia e molto affidabile quanto a senso del dovere; ma è anche vero che, così come accade per la politica, a contare non siano le azioni del popolo, bensì di quei pochi fanatici che lo rappresentano o credono di rappresentarlo. Anche i cristiani conoscono questa regola: basta guardare a cosa accadeva nella "modernissima" e "civilissima" Europa fino alle porte del Rinascimento. Non per nulla, cristianesimo e islam sono figli della stessa madre corrotta che è l'ebraismo: solo che il primo è riuscito a distaccarsi dal medioevo, mentre il secondo ci vive ancora.
Dunque, la "lotta alla corruzione occidentale" che i terroristi propagandano è una motivazione da prendere con le pinze, dato che i nuovi sultani importano beni occidentali e ricattano l'Occidente con un liquido nero e puzzolente che conviene anche alle multinazionali occidentali... E la popolazione, cristiana o musulmana che sia, muore di fame pregando e subendo attonita il male di gente che loro stessi non hanno mai eletto al ruolo di loro rappresentanti.
Vedi, i facinorosi cercano "gloria" e guadagni d'ogni tipo. Vogliono fare "gli eroi", far parlare di sé. Le associazioni terroristiche raccattano emarginati provenienti anche dall'Occidente: emarginati che tentano di vendicarsi di un mondo nel quale non si riconoscono, aderendo a un mondo anch'esso illusorio e ben più arretrato oltreché basato sul sangue. Si sa: più l'ambiente da cui provieni è penalizzato culturalmente ed economicamente, meno pensi. E quel poco che pensi, è anch'esso arretrato e sbagliato, pur pensando il contrario. Non conterà nulla che tu preghi o creda d'agire in nome di un dio qualsivoglia: ciò non renderà le tue azioni più giuste o più corrette, dal momento che la vita altrui non è un pegno richiestoti dal tuo "dio" nelle righe del suo "scritto sacro".
Quindi, il dialogo che la Chiesa dice di cercare è un dialogo strano: perché anziché parlare di fratellanza sotto un'unica "religione-madre" (quale? L'ebraismo degli ebrei, odiati dai musulmani?), dovrebbe confessare che il suo dio non esiste, così come non esiste qualsiasi dio, incluso quello pregato dai musulmani normali e quello in cui nome i musulmani esaltati vanno ammazzando il prossimo nella pretesa d'ottenerne un premio superiore nell'aldilà e 15 minuti di notorietà nell'aldiquà.
Vedi, caro Bergoglio: non c'è in corso un" genocidio cristiano". Che tu te ne renda conto o meno, dietro certi eventi, certi personaggi e certi movimenti c'è qualcosa di molto poco chiaro, così come dovresti renderti conto che sia strumentale, provocatorio e offensivo affermare che qualcuno sia ucciso "solamente per il fatto d'essere cristiano" o a qualsivoglia altra religione appartenga.
Per modificare le cose basterebbe ammettere che non esista alcun dio e provare a costruire anche nei paesi islamici una società progredita, basata sul benessere equamente distribuito, sulla conoscenza e sulla pace, anziché sulle nebbie della metafisica e sul primato di qualcuno ai danni di qualcun altro. Ma ti capisco: come si suol dire, "the show must go on". Ed è sempre più comodo parlare di "martiri" e "carnefici" anzichè ammettere che siate tutti portavoce di qualcosa che non esiste e che non è mai esistito. |
 |
Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione senza previo accordo con l'Autore è proibita. |
|
|
 |
 |
 |
 |
|
|
|