Certe volte sento il bisogno di religione. Allora, la notte, esco fuori e dipingo le stelle.
.. Vincent van Gogh.
È estremamente curioso il modo in cui la chiesa si preoccupa di controbattere qualsiasi "eresia" che abbia a fondamento la nozione astrale ed escatologica, malgrado essa stessa ne sia la prima depositaria. In questi ultimi tempi, l'acredine della Santa Sede si è riversata (senza conseguire il pur minimo risultato credibile) contro il New Age, movimento che in pratica continua l'ideologia hippie basata sull'età dell'Aquario, tanto cara a quel Jung cui si stringono i cattolici preferendolo al meno docile Freud; le accuse sono quelle di mistificazione, travisamento del cristianesimo, plagio e persino istigazione al satanismo, la più comoda ed efficace delle accuse. Evidentemente, la chiesa vuole arrogarsi l'esclusiva d'ammonire continuamente il genere umano riguardo al destino ultimo che lo attende, auspicando e quasi incentivando la "fine del mondo" poiché in fondo è inutile esorcizzarla, dato che tale evenienza è già stata decretata per volontà di dio, che è per antonomasia immutabile, salvo eccezioni.

Non potremmo dire se la motivazione di tale pretesa sia per l'appunto dovuta al fatto che dio abbia concesso agli epigoni di Pietro l'esclusiva di certi segreti di pubblico dominio, o nondimeno la necessità d'evitare fobie di massa: a dire il vero, le paranoie millenariste sono una caratteristica precipua del cristianesimo sin dalle origini, e non furono mai unico appannaggio delle cassandre laicali, come vorrebbero certi defensores fidei. Dall'altro lato, vero è pure che nell'eventualità di "profeti" laici si possa parlare di allarmisti ingiustificati, mentre nel caso di quelli autorizzati entra in campo la "certezza ignara", dato che la fine è "certa" ma "solo il padre conosce il giorno e l'ora".

Sia come sia, non è comprensibile in che modo la chiesa possa giustificare la propria esistenza per pregare dio d'essere clemente, se egli ha già deciso senza appello che uno di questi giorni farà succedere letteralmente la fine del mondo; vero è, però, che nel caso specifico il New Age non faccia altro che riprendere proprio quelle stesse ideologie non meno risibili che furono alla base della formazione del cristianesimo.

Come abbiamo anticipato, Paolo di Tarso proveniva da un crogiolo multi-culturale nel quale le nozioni astrali erano di casa: in particolare, esse si erano fuse col platonismo sin dopo la morte di Aristotele, ed avevano trovato il loro seguito coi neoplatonisti, finendo per confondersi con teorie escatologiche vecchie di epoche immemori. Celso, poi echeggiato nientemeno che da Giustino, ci offre una testimonianza direi fondamentale del fatto che queste credenze fossero amalgamate inscindibilmente nel cristianesimo:

"A causa della loro incapacità di comprendere la realtà di certe idee, fra i cristiani s'è sparsa la superstizione che, dopo un certo lasso di tempo ed il ritorno di una determinata congiunzione planetaria, accadranno conflagrazioni e diluvii, e poiché dopo l'ultimo diluvio [quello di Deucalione] il corso del tempo richiederebbe una distruzione col fuoco, essi gridano che dio scenderà dal cielo, recando il fuoco come un aguzzino".

Il grande demistificatore della superstizione galilea non sbagliava, come al solito. A riguardo della distruzione cosmica, lo stoico Seneca, amatissimo dai cristiani, riferiva le sentenze dello storico caldeo-alessandrino Beroso di Coo, sacerdote astronomo di Bel-Marduk nonché fonte preferenziale delle cronologie di Eusebio da Cesarea, così dicendo:

"Egli asserisce che ogni cosa sulla Terra avrà termine quando i pianeti, che ora spazzano orbite diverse, saranno allineati [nella casa] del Cancro e si troveranno in una posizione tale per la quale una retta può attraversare tutte le loro orbite. L'inondazione avverrà quando la congiunzione di pianeti si troverà nel Capricorno. La prima avrà luogo in estate, l'altra nell'inverno dell'anno".

Le parole di Celso risuonano oggi più che mai attuali, specie qualora messe in relazione agli espedienti propagandistici dei nuovi sofisti, come vediamo da un brano tratto dal ben noto contenitore di amenità apologetiche Sunday Law:

"La grande lotta fra Cristo e Satana, che si combatte ormai da quasi seimila anni, volge alla fine; e il Maligno raddoppia le proprie energie nel tentativo di far fallire l'opera di Gesù in favore dell'uomo. Tenere le anime nelle tenebre e nell'impenitenza fino a che non sia finita la mediazione del Salvatore e che non ci sia più nessun sacrificio per il peccato, è lo scopo che egli persegue".

Molto suggestivo, direi: e aggiungerei di più, se da simili trovate non potessimo trarre una conclusione non meno suggestiva, vale a dire che il tema dei seimila anni di conflitto tra dio e il demonio sia essenzialmente una riedizione del match in due rounds "secchi" combattuto tra Ahura Mazdah e il suo gemello malvagio, meglio noto come Satan Ahriman. Ma lasciamo le grandi scoperte degli epigoni di Agostino ai loro felici cultori, e dedichiamoci a qualcosa di più concreto.<%pagebreak()%>Ebrei a parte, la nozione dei semila anni era già comunissima sin da tempo immemorabile ai pagani; fu nel sistema avestico che trovò la sua espressione più articolata e completa, e dai persiani pervenne poprio agli ebrei ed agli esseni, che la trasmisero ai cristiani. Certo è che si trattasse di un modello oramai diluito dalla trafila classica, poiché ne aveva già parlato Platone; più certo ancora è che esso fosse legato a doppio filo a quanto analizzato sinora.

Quello dello Endzeit è un motivo portante estremamente diffuso e sfruttato: ogni cultura "evoluta" al mondo possiede sistemi mitologici che includono il concetto della fine dei tempi nel loro background fondamentale. Non si tratta di ritrovati premeditati, così come la religione non è nata di proposito con fini demagogici, ma contribuiscono comunque al perpetuamento di uno status d'acquiescenza: l'uomo avverte che, giunto a certi livelli estremi, non può andare oltre e deve ricominciare daccapo, soprattutto quando il limite è già pre-impostato su schemi che hanno a loro sottofondo codici comportamentali che seguono dei patterns tracciati su ideologie religiose.

Non è necessario essere dei profeti per poter prevedere eventualità del genere, sebbene sia più facile che si verifichino quando si afferma che "prima o poi" debbono verificarsi. I cristiani, ignari d'essere i continuatori di una prospettiva travisata, hanno sfruttato queste fobie di fondo e le hanno incorporate saldamente all'interno della loro teologia, unificandole in un continuum ideale dal peccato originale alla redenzione messianica, e così facendo non poterono cogliere il fatto d'aver limitato dio, creando un'ideologia nella quale l'Onnipotente deve agire in relazione a dei tempi; non potevano fare altrimenti, dato che queste nozioni si riferivano a degli "dèi" che erano essi stessi incarnazione del ciclo del tempo. Converremo che tutte queste siano polemiche bizantine innestate su nozioni talmente puerili e fallaci, da demeritare qualsiasi commento: più sicuramente, alla chiesa preme che non si pensi a connessioni astrali, più che a draghi immani ed esseri angelici de facto, che si affrontano veramente sulla volta celeste; eppure, proprio il vero fondatore del cristianesimo non era del medesimo avviso.

Scriveva difatti Paolo agli efesini, ostentando una sicumera che ha dell'inquietante:

"Indossate l'armatura di dio, così che potrete resistere agli attacchi del demonio. Poiché la nostra lotta non è contro nemici di carne ed ossa, bensì contro gli arconti, i poteri cosmici di quest'èra oscura, le forze spirituali del male!".

Qualora non considerassimo fino a che punto possa spingersi l'annebbiamento della ragione cagionato dall'ebbrezza della fede, ritengo che qualsiasi uomo dotato di raziocinio dovrebbe trovare estremamente singolare il fatto che, avendo avuto innanzi per due millenni parole del genere, non si riesca a comprendere che da venti secoli i cristiani "combattano", piuttosto che quei "demoni" quali ci ha abituato ad immaginare la propaganda cattolica, contro i travisamenti primitivi di quelle fantasie della medesima superstizione astrale che essi stessi, per altri versi, hanno sempre stigmatizzato; in nome di queste assurdità, di questo frutto della speculazione più primitiva e infantile del genere umano, gli "uomini di buona volontà" hanno compiuto devastazioni e arbitrii plurisecolari per combattere non contro esseri reali, ma contro "poteri cosmici"!

Qualcuno poteva trovare un espediente più sottile ed efficace di questo? No: è estremamente efficiente perché da "forze spirituali", invisibili, era assai facile approdare a "demoni" (sempre invisibili, "immateriali", ma comunque capaci d'interagire con il materiale...) che agivano tramite le vittime nelle quali si insediavano per portare avanti il disegno di Satana. In pratica, Paolo ci ha da sempre sbattuto in faccia senza alcun ritegno proprio ciò che la chiesa ha sempre negato, confidando nella disinformazione che si accomita alle predicazioni orali che si occupano di "integrare" le "scritture". E ci rivela ancora di più, nella lettera ai corinzi:

"E ancora io parlerò di una saggezza per coloro che intendono; non una sapienza di questa èra che sta per finire, né quella degli arconti di questa èra che stanno per passare oltre. Intendo la saggezza segreta di dio, un mistero che fu nascosto e predestinato da dio per la nostra gloria prima dell'inizio dei tempi. Nessuno degli arconti di questa èra lo capisce; poiché, se così fosse stato, non avrebbero crocefisso il signore della gloria".

Nella cosmologia primitiva si credeva che i moti dei corpi celesti fossero causati da "spiriti" invisibili, delle "potenze" o "forze" che si occupavano di tenere in movimento le orbite dei pianeti e di mantenere l'equilibrio fra di loro. Queste nozioni, già presenti in maniera massiccia nella letteratura enochiana, risalivano a Babilonia, donde gli ebrei le ereditarono; così come per i persiani, per gli israeliti queste "potenze" erano angeli, i cui nomi, dice il Talmud Yesushalmi, furono esportati da Babilonia. Per i greci si trattava di "demoni", ovverosia "quelli che muovono", che a seconda della posizione e forza erano classificati in varie categorie: fra queste, gli arconti erano preposti alla mutazione delle epoche. Dal platonismo e dagli ebrei, tali credenze passarono nel sincretismo gnostico, che al tempo di Paolo era in piena fase d'ascesa: il tredicesimo apostolo stava rispolverando appunto l'antica tradizione platonica commista alla mistica caldea, che sarà poi ripresa dai circoli gnostici alessandrini.

Nel testo gnostico L'Ipostasi degli Arconti, che nel suo incipit è ripreso dalle medesime parole del Tarsiota nella Lettera agli efesini 6.12, troviamo enumerati tutti questi motori cosmici; la Pistis Sophia, un altro testo gnostico, mette in campo Gesù e la Maddalena in un dialogo che centra nel dettaglio l'argomento in maniera oltremodo chiara:

"Maria disse: «Signore, tutti quelli che conoscono il mistero degli arconti di tutti gli eoni [...] li esaudiranno o no?». E Gesù rispose: «Non lo faranno [...] perché ho preso una terza parte (1) del loro potere»".

Clemente Alessandrino ci fornisce la prova di quanto radicate fossero queste credenze in seno al cristianesimo, facendoci capire al contempo quanto fosse necessario distendere un velo d'omertosità su dei "misteri" apertamente noti a tutti:

"Le stelle, oggetti spirituali (!?), che hanno una comunicazione con gli angeli preposti su di loro e ne sono governati, non sono la causa degli eventi, bensì un indizio di ciò che accadrà, nel caso di cambiamenti climatici, aridità o fruttuosità, pestilenze e febbri, e nelle cose degli uomini. Non esercitano influenza, bensì indicano il corso delle cose".

Quindi, queste "forze" erano gli impulsi di rotazione che sottendevano i cicli temporali, ovverosia i periodi di rivoluzione di ciascun pianeta, e coincidevano con degli "angeli", esseri appunto "spirituali" in quanto invisibili; non era possibile sforzarsi di più, prima della nascita di Copernico.

Spostandosi sullo Zodiaco, tali potenze celesti individuavano determinate configurazioni, e, così come il Sole combatteva con le costellazioni zodiacali nel corso dell'anno, ciascun pianeta faceva altrettanto col proprio periodo. Gli avestici avevano illustrato tali configurazioni col nome di "Guerra Celeste"; per i seguaci di Zarathustra, i pianeti erano i demoni di Ahriman, ovvero il "mondo materiale", mentre le costellazioni, ossia il "mondo spirituale", combattevano per Ahura Mazda.

Nel passo paoliniano il termine è usato di modo da dissimulare tale teoria all'attenzione degli incolti giocando sul doppiosenso: a dire il vero, Paolo ha tratto in inganno pure i dotti (o forse sin troppo dotti), dato che, nonostante l'evidenza spudorata, certi novelli avvocati di dio pretendono a tutt'oggi che Paolo si riferisse a dei regnanti umani, in carne ed ossa, tali quali gli arconti della magistratura greca, nonostante già parecchi padri della chiesa confermassero senza alcun timore quel che Paolo stava dicendo. In fondo, i cristiani dovevano già essere sicuramente a conoscenza di un meccanismo noto di certo agli egizi, e certificato scientificamente qualche secolo prima di Gesù.

(1) Si noti l'occorrenza di questa "terza parte", che ritroveremo come refrain recursivo nell'Apocalisse.
Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione senza previo accordo con l'Autore è proibita.