Quando il diavolo non la vuole più, la donna si vota a dio.
.. Madame de Staël.
I santi "padri", coinvolti nella ricerca dell'inconoscibile-conoscibile con tutte le loro forze, già di per sé minate da digiuni e penitenze, non ammettevano distrazione alcuna: quale distoglimento maggiore della femmina, eterno anodo (profano) di qualsiasi azione umana?
Ella — cogitavano i dotti — è preoccupata solo di curare le sue uniche armi di sopravvivenza e mercimonio, ed è quindi incapace d'andare dilà dell'attenzione rivoltale, pretendendola al punto da diventare fastidiosa e talora offensiva, qualora non le tributassi attenzioni.

Le cronache dei primi eremiti ci riferiscono che, per distogliere i santi dal raggiungimento delle loro vette mistiche, sovente il Maligno si mostrava loro sotto forma di fanciulle nude, che danzavano sfacciatamente dinnanzi ai pii anacoreti digiunanti e salmodianti nelle cocenti solitudini dei deserti; in altri casi, il demonio circuiva gli eremiti apparendo in vesti muliebri, e, dopo averli costretti con le sue esecrande arti a soggiacere all'impuro atto, scompariva immediatamente mentre una risata agghiacciante echeggiava nell'antro, gettando il pover'uomo nello sconforto per la violenza subìta! Orrore!
A tal punto si spingeva questo terrore verecondo, che il monaco Arsenio si accecò per non guardare più alcuna donna in vita sua; altri, come Origene, credettero di risolvere la cosa una volta per tutte evirandosi, onde evitare d'incorrere in involontarie erezioni, come Agostino sussurrava, implorando dio di renderlo puro "ma non troppo presto"!

In che modo l'uomo avrebbe potuto aver ragione di questa ribelle forza istintiva della natura, già responsabile della caduta di Adamo per essere sfuggita addirittura al controllo del Creatore? Data la sua indole impositiva e risoluta, occorreva studiare un'azione più accorta per circuire la donna: era più semplice ammaestrare "l'errore della creazione" attraverso il rimorso di Eva, ed usarla, tramite la tecnica del bastone e della carota, come comodo strumento di riconduzione al prestabilito, ossia come utensile dei suoi stessi detrattori!

Difatti, per diretto insegnamento della Bibbia, i dotti sapevano che la tradizione religiosa si trasmette prevalentemente tramite la donna, la quale è riflesso del proprio padre: questo, connubiato alla disparità fisica, costituiva un ottimo strumento di trasmissione di ideologie impositive. Dunque, era necessario giocare il tutto per tutto sull'elemento più debole, premurandosi poi di predicare coram populo che la chiesa e la Bibbia non siano affatto misogine, forse contando sul fatto che nessuno avrebbe dubitato della loro parola, pur essendo ben chiaro cosa dica veramente il sacro libro a tal proposito. D'altronde, data la sua indole passiva, la donna avrebbe creduto di subire giustamente le accuse del Creatore: la sua natura frivola merita e forse impetra un castigo, poiché costituisce quasi un'offesa alla serietà e al "sacrificio" di chi impegna tutte le proprie forze a scoprire ciò che, in fondo, per sua stessa definizione non può essere scoperto.

Diciamoci la verità, uomini: le donne vorrebbero essere sempre spensierate! Ammettetelo, gentili signore! Non avete il carico di responsabilità attive che l'uomo ha: anche perché, in una società basata sulla forza, siete state penalizzate per natura dal buon Dio...
Per un credo basato sulla stretta interdipendenza tra la figura di madre ("purificata") e figlio, abbordare le donne (e, tramite esse, appunto i bambini, futuro nerbo della nascente Chiesa) anziché gli uomini, sempre più scettici ed acculturati delle prime, fu dunque una strategia immediata sin dalle origini, come ci rivelava con grande acume già a suo tempo Celso, cogliendo al volo le attestazioni di preferire Gesù alla famiglia già ventilate nei vangeli:

"Inoltre possiamo osservare in che modo lanieri, pellicciai, conciatori ed altri individui d'indole incolta, che non osano profferir parola dinnanzi ai loro padroni più anziani e saggi, quando hanno la ventura di parlare in privato con qualche candido bambino o donna più ignorante di loro si profondono in sentenze sublimi, dicendo ai loro interlocutori che non debbono dare ascolto agli anziani ed agli insegnanti, poiché essi sono stupidi, stolti, incapaci di compiere buone azioni, essendo occupati in «vani pensieri». Inoltre, costoro dicono d'essere i «depositarii» del «senso della vita», e che se i bambini seguiranno le loro parole renderanno felici sé stessi e la loro famiglia. E mentre dicono queste cose, se s'accorgono che si avvicina un maestro o il padre del fanciullo, i più timidi fra costoro si smarriscono, mentre i più audaci incitano l'innocente a «spezzare il giogo», ammonendoli a non parlare mai in presenza del padre o del maestro delle cose che essi gli dicono [...] e che, se desiderano avvantaggiarsi della conoscenza, devono lasciare padri e maestri e recarsi negli appartamenti delle donne o nella loro bottega insieme ai loro compagni di gioco, cosicché possano acquisire la perfezione; e con tali parole li guadagnano alla loro causa" (3.44-55).

Dall'altro lato, era necessario impedire che le donne appena convertite potessero ritornare alla religione dei loro padri, poiché essa esprimeva il raccordo di legame con la figura paterna, ossia l'ideale femminile; se il monito o il richiamo alla condizione naturale non bastavano, il processo di seclusione richiedeva il ricorso alla paranoia. Ecco in che modo Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria, c'illustra l'evoluzione di questo artificio nella sua ultima mirabile fatica editoriale dedicata ai vili sotterfugi del "Maligno", intitolata Il falsario (SugarCo 1999):

"Una delle carte meglio giocate dal serpente infernale è quella di usare la donna per i suoi scopi e di farne una sua alleata [...] Una volta occupato il bastione della fede, [Satana] è in grado d'impadronirsi facilmente di tutta la tua casa [...] Appena udita la voce della menzogna [...] tùrati gli orecchi per non sentire [...] ci sono anche gli apostoli del male. Sono quelle persone che si sono pervertite in demoni, afferma santa Caterina da Siena [...] sibilando con lingua menzognera alle orecchie del tuo cuore t'ingannano, fingendo di offrirti suggerimenti per il tuo bene. Spesso sono i tuoi amici e conoscenti, e talvolta anche i tuoi familiari".

Potremmo mai dubitare che il divino deejay non s'intenda d'inganni?

I vantaggi per il sesso debole sarebbero stati comunque tali da non potersi lamentare: il matrimonio in chiesa è un emblema di santità e purezza, di vicinanza a dio, che ne sancisce la legittimità dinnanzi alla comunità, abituando la coniuge, per sua debolezza incline a defezionare per il partito più appariscente, ad adattarsi all'idea della fedeltà unicamente verso chi la mantiene. Sposarsi in chiesa è "edificante"; in fondo, è una tradizione, perché così è stato per millenni. L'atmosfera è "sacrale"; gli arredi e l'architettura, così sontuose e luccicanti, infondono "spiritualità e decoro". Quale donna potrebbe rinunciare a tanto splendore, per il "giorno più bello della sua vita"! A conti fatti, nella religione la donna avrebbe potuto trovare rifugio e garanzia di "equo trattamento" tramite il monito di dio, oltreché purificazione delle peccaminose azioni coniugali dovute alla concupiscenza suscitata dalle sue diaboliche forme... Qualora chiusa nei conventi, avrebbe potuto tentare di riscattare, tra una fustigazione, un salmo e un digiuno, il rimorso per la sua innata vanità corporale, e tentare d'avvicinarsi alla vetta mistica di Maria, unica donna immune dal peccato...

Su questa falsariga, le donne sarebbero divenute persino le prime "sponsors" ed esecutrici della "morale" e dello stile di "vita" cristiani, dal momento che quest'ultima ben s'attaglia alla loro perenne fame di sentimento e amore, così antitetica alla prosaica ricerca d'appagamento dei sensi materiali tipica del maschio-padrone; quel che nella Bibbia furono già Giaele, Rebecca o Giuditta, nel mondo cristiano saranno Isgunda, Gisella, Radegonda, Giulia Mamea, Monica o la pia imperatrice Elena.<%pagebreak()%>Strumentalizzare la debolezza è un antico e proficuo gioco di potere, soprattutto quando i deboli vedono nel loro status di soggezione qualcosa di quasi "obbligatorio" per natura. In un sistema di forze, chi è debole deve adattarsi a soggiacere o ad usare dei sotterfugi per sopravvivere ed ottenere quel che vuole: è una di quelle leggi della natura facilmente assoggettabili di cui abbiamo già parlato.

"Mogli, madri, serve: ecco gli strumenti con cui i preti ci controllano", gridava il poeta inglese Robert Browning. Beh: il "Maschio Padrone" in fondo se l'è cercata. Credendo d'escogitare una serie d'espedienti per ridurre la donna in soggezione al fine di "cristallizzare i ruoli", ha finito per darsi la proverbiale zappa sui piedi, innescando un'esiziale reazione a catena. Svolgendo una funzione protettiva nei confronti del figlio, e di conseguenza di prevalente supporto a quest'ultimo nei confronti del padre, utilizzando la donna i preti sarebbero riusciti assai facilmente a strumentalizzare le generazioni; del resto, un uomo adulto non ha alcun interesse a strumentalizzare individui delle stesso sesso ed appartenenti alla sua stessa leva d'età (perché già accomunati dal tacito accordo del prevalere sociale...), laddove è più facile "addomesticare" l'individuo di sesso maschile sin da piccolo. Indottrinando la madre, era possibile fare ciò col minimo sforzo; dato che dio è estensione di un medio proporzionale che ha il compito di "mediare" i due sessi, esso era fatto rientrare benissimo dai predicatori come una metafora metafisicizzata dell'amore, con conseguenze assai facili a immaginarsi nella psiche femminile.

Molto probabilmente, i primi popoli patriarcali credettero opportuno moderare in particolare un dettaglio della natura femminile: ovvero, che essa "dovrebbe" essere riflesso ed espressione del Padre Ideale (che è poi antagonista del complementare maschile). Questa, qualora non contenuta entro limiti a carattere costrittivo e penalizzante, avrebbe potuto "fagocitare", "annichilire" il maschio, come accadeva nelle religioni matrarcali: d'altronde, era "necessario" ricorrere a posizioni di forza, che è sempre stata sia un deterrente che un symbolon d'attrazione sessuale.

In effetti, la donna è un "essere" passivo: la stessa conformazione fisica "denunziava" che fosse necessario adattare il comportamento sociale dei due sessi in relazione alla modalità di "espressione sessuale". Del resto, ragionavano i dotti, qualora la donna avesse rinunziato al suo ruolo e alla sua natura passiva, questa non sarebbe forse stata un'inversione della natura stessa? Esse subiscono sessualmente, e la sofferenza "pare" sia parte del loro piacere tanto nell'atto quanto nel parto; in fondo, dio aveva decretato "partorirai con dolore", la qual cosa implica che, qualora Eva non avesse peccato, il parto sarebbe stato indolore o forse addirittura piacevole (sempre nel caso in cui avesse avuto bisogno di procreare). Tutto ciò potrebbe sottintendere che sia giusto esse subiscano delle reprimenda per codesta loro natura!

Nel caso in cui l'evoluzione della coscienza avesse fatto gridare alla parità di diritti, quest'ultima si sarebbe rivelata — qualora i presupposti dell'ignoranza non sarebbero stati sconfessati alla radice — semplicemente l'ennesima inversione pro tempore che avrebbe portato irrimediabilmente al ritorno allo "status quo" primigenio. Il "femminismo" ed i diritti delle donne si sarebbero rivelati, dunque, un'arma a doppio taglio, causata da una catena di nequizie arcaiche che, portate alle estreme conseguenze, avrebbero rischiato d'invertire la "natura" facendo il gioco del "maschilismo": non è forse un'illusione ed una ribellione all'ordinamento voluto dal Creatore, che esse, per "invidia" del potere conferito all'uomo da dio, credano di poter eguagliare il maschio nel lavoro, nel ruolo sociale e quant'altro? Dall'altro lato, come possono diventare utili senza contravvenire alla natura con cui il Sommo le ha create? Devono giocoforza continuare ad essere dei parassiti: ben lo sapevano, i "Padri", che di pesi morti se ne intendevano!<%pagebreak()%>Ad esempio, il pio Agostino, che convisse a un tempo con due femine nell'attesa d'impalmare la dodicenne sceltagli da sua madre (poi santificata), si chiedeva a cosa fosse utile la donna: non certo nel lavoro, poiché se fosse stata consona ad aiutarlo nei campi — raziocinava con candida malizia il buon "padre" — dio non avrebbe visto di meglio che fornirgli un altro uomo come compagno...
Nella Risposta a Fausto, ancora lui sottolineava che il coito, quantunque consumato fra due coniugi, è comunque cosa immonda, che le donne sono delle meretrici, i suoceri dei paraninfi, e il letto coniugale sic et simpliciter "un bordello". Ed aggiungeva, nelle Questioni sull'Eptateuco:

"È nell'ordine della natura che le mogli servano i loro mariti ed i figli i loro genitori, e la giustizia di ciò risiede nel principio che gli inferiori servano i superiori [...] La giustizia naturale vuole che i meno capaci servano i più capaci. Essa diventa evidente nel rapporto tra gli schiavi ed i loro padroni, che eccellono in intelletto ed eccellono in potere" (1.153).

Ne concluse che l'unico scopo per cui la donna esiste è quello di procreare, occuparsi della casa e compiacere l'uomo, come ordinava il suo modello, Paolo di Tarso, il quale, per inciso, pare sia diventato misogino dopo che il suo presunto maestro gli negò la mano di sua figlia; che dovette pur essere la quintessenza della proverbiale superficialità muliebre, per aver rifiutato il gran pensatore "dal naso aquilino, le sopracciglia folte e unite, le gambe storte, e tarchiato", come lo definiscono gli apocrifi Atti di santa Tecla. E come potremmo biasimare sì grande estimatore della muliebre natura? Egli sapeva già, come diceva il colto Ecclesiaste, che nessuna turpitudine è paragonabile alla donna, e che a causa sua siamo stati condannati alla morte! Ecco, dunque, cosa ci dice Paolo in merito:

"L'uomo non deve coprir col velo la testa, perché egli è immagine e gloria di dio: e la donna è gloria dell'uomo, poiché non viene l'uomo dalla donna, ma la donna dall'uomo, né fu fatto l'uomo per la donna, ma [viceversa]. Per questo essa deve tenere tenere sulla testa il segno della sua dipendenza; per via degli angeli (1). Però, nel Signore la donna è indipendente dall'uomo; poiché, come la donna è [proprietà] dell'uomo, così l'uomo nasce tramite la donna, e tutto è da dio! Giudicate voi stessi: è decoroso per la donna pregare senza velo? Non insegna la natura stessa che se l'uomo porta i capelli lunghi è per lui disonore, mentre per la donna la capigliatura lunga è gloria, giacché le è stata data in luogo di velo?" (1 Corinzi 11.7-16).

"Voglio che le donne s'abbiglino in modo decoroso, con verecondia e modestia, non in riccioli e oro o perle o vesti preziose, ma come si conviene a donne che fanno professione di pietà, con opere buone. La donna impari silenziosa e in tutta soggezione; di far da maestra alla donna no, io non lo permetto, né di dominare sull'uomo, ma se ne stia in silenzio. Poiché prima fu plasmato Adamo, poi Eva. Adamo non fu sedotto, ma fu la donna a lasciarsi sedurre, e cadde in errore; sarà salvata con la procreazione di figli, purché rimanga nella fede, nella carità e nella modestia" (1 Timoteo 2.9-15).

"Le donne siano soggette ai loro mariti come al signore, perché il capo della donna è l'uomo così come cristo è capo della chiesa [...] così dunque ciascuno di voi ami la propria moglie come sé stesso, e la donna rispetti l'uomo" (Efesini 5.22-32).

"Le vedove giovani trascurale, perché quando sono diventate tracotanti con cristo, vogliono rimaritarsi, avendo la condanna d'aver rotto la prima fede; e insieme sfaccendate, si abituano ad andare in giro per le case; non solo bighellone, ma anche chiacchierone, ciarliere, curiose, e parlano di ciò che non devono. Perciò voglio che le più giovani si sposino, facciano figli, governino la casa di modo da non dare occasione di maldicenza all'avversario, e già alcune si son sviate andando dietro a Satana" (1 Timoteo 5.11).

Dal canto suo, Clemente Alessandrino asseriva che le donne dovessero vergognarsi già soltanto d'appartenere al loro sesso; Crisostomo le relegava al rango d'oggetto utile soltanto ad appagare la libidine maschile; Ottone da Cluny affermava che tanto varrebbe abbracciare del letame, anziché una donna. Per Boezio, le donne erano un templio costruito su una fogna; per Goffredo di Vendôme, Bernardo da Morlas e Cantore qualcosa che non osiamo trascrivere, mentre quel genio incompreso di Tertulliano, quasi anticipando i musulmani sulla scia degli insegnamenti di Paolo, nel De virginibus ordinava che girassero perennemente vestite a lutto e velate, qualora non rimanessero segregate in casa. L'angelico Tommaso d'Aquino così spiegava il giusto odio per le donne:

"Per quel che concerne la natura individuale, la donna è difettosa e mal nata, poiché il potere attivo del seme maschile tende alla produzione di un essere perfetto nella figura di un individuo di sesso maschile, mentre la nascita di una donna deriva da un malfunzionamento di questo seme" (Summa 9.1.1).

Noto pure per ben altre oscenità non meno preoccupanti, il suo maestro, Alberto Magno (patrono degli scienziati!), così ammoniva il fedele, con tutta la consumata sufficienza blasé di un "amatore" d'altri tempi, ricalcando talune altre castronerie di Aristotele:

"La donna è meno morale dell'uomo, essendo imbevuta di più liquido, elemento mutevole, il che la rende volubile, curiosa: quando ha un rapporto con un uomo, desidera farsi penetrare anche da un altro. Credimi, se le dai fiducia, rimarrai deluso. Credi ad un esperto maestro. La donna è un uomo malriuscito [...] che cerca di ottenere ciò che desidera con la falsità, con inganni demoniaci. L'uomo deve guardarsi da ogni donna, come da un serpente velenoso e un diavolo cornuto. Se raccontassi quel che sò sulle donne, il mondo ne rimarrebbe strabiliato!".

Questi "padri", a quanto pare nati per partenogenesi dalla testa di Zeus, erano venuti al mondo ben prima che Freud dettasse i rudimenti della psicologia: sono scusati, pur se non totalmente. Oggi la chiesa prende le distanze da trovate del genere: ma questi sono stati proprio quei precetti che hanno gittato le fondamenta della sua fortuna odierna.

Cicli viziosi come questi non devono stupire, così come non deve stupire la loro efficienza; non è un caso che la maggioranza dei credenti sia costituita prevalentemente da donne e bambini, per l'appunto le vittime par excellence del clericalismo. L'"uomo comune" tace, in primo luogo per soggezione a dio, ossia alla figura di padre atavico cui egli stesso da bambino ha soggiaciuto, ed in secondo luogo per rispetto al "santo ministro", la rispettabile "figura neutra" di un altro uomo fattosi "eunuco per il regno di dio"; infine, tace perché tutto ciò è comodo, e "rispecchia un ordinamento di natura".

(1) Allusione al passo biblico degli "angeli caduti", che generarono la progenie dei "giganti" unendosi alle donne umane.
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