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Non passa giorno in cui non noti una costante degenerazione attitudinale in chi frequenta internet: uno spreco di tempo ed energie rubato ad altre attività facilmente immaginabili. Ultimamente, ad esempio, a proposito di "proselitismo ed apologetica" (presunte), ho letto in un thread del sito dell'UAAR una riga di un tale che si passa per prete, il quale, forse in un eccesso di verve autobiografica, ha definito il mio sito "carnevalesco" (?) puntando l'indice su una mia "erronea" citazione a proposito della dieta "particolare" cui Yahveh sottopose il povero "profeta" Ezechiele.
Si tratta, a giudicare anche dalle modalità espressive che ostenta, del classico tipo di personaggio che cerca il pelo nell'uovo (o nell'uomo?) per fini "apologetici", di modo che l'insieme possa essere giudicato non valido a partire da un qualsiasi suo dettaglio: un invito a nozze, per me. Dato che non ho l'opportunità di ribattere a caldo, colgo dunque l'occasione per farlo a casa mia, accrescendo la casistica delle "carnevalate" a futura memoria di chi non ama farsi prendere in giro.
Che Yahveh dimostri a piene mani uno spiccato feticismo coprofilo (v. ad es. i primi due capitoli di Malachia, oltrechè le gustose prescrizioni del Deuteronomio), è indubbio. Mangiare sterco era considerato un "surrogato dietario" specie durante eventi punitivi voluti sempre dal truce Yahveh (v. l'esempio di quello di colomba, venduto per oltre 100 grammi d'argento al kilo, nel secondo Libro dei Re; e guarda caso, il passo di Ezechiele, come vediamo dal 4:16, parrebbe alludere ad un'eventualità punitiva analoga). Il mangiare sterco umano è equiparabile a mangiare "carne abominevole" (idest umana: v. 4:14), in quanto si tratterebbe comunque di un elaborato del corpo umano, pur se di scarto; da cui, ecco che il "dio magnanimo" "fa lo sconto" ad Ezechiele, imponendogli sterco vaccino anzichè umano (4:15).
Ad ogni modo, pur nel primo caso, già persino il solo cuocere il pane nella merda avrebbe reso contaminato quest'ultimo (e difatti, vediamo, sempre dal latino, "panem pollutum"; come del resto implica Ezechiele stesso!) tramite i fumi emananti dalla combustione. E ciò anche perchè il fumo delle cose bruciate era considerato nutrimento, nella misura in cui implicava l'assunzione della sostanza dell'oggetto bruciato: Yahveh stesso si nutriva di fumo (come d'altronde pure quasi tutti i suoi fedeli: passati o presenti che siano...).
Dall'altro canto, è più plausibile che non si tratti di "cuocere (usando lo sterco come combustibile)" anche perchè l'abbruciamento di sterco non costituiva in sè un peccato: persino le prescrizioni oblative bibliche lo consideravano bruciabile come "offerta per (mondare) il peccato" (dunque, una metodica catartica "simpatica") in richiesta di perdono a Yahveh, unitamente a carne e pelle della vittima (oggetti taboo qualora si trattasse di bestie sacrificali; ma chiaramente non tali nell'uso di tutti i giorni). Inoltre, l'abbruciamento doveva essere fatto fuori dal campo abitato (da cui la precisazione "davanti a loro", cioè "agli uomini", nel caso di Ezechiele, a rincarare l'evenienza del fatto che il "profeta" dovesse sottostare ad una manipolazione oltraggiosa); e questo sia perchè si trattava di un elemento taboo, sia perchè, fuori da qualsiasi vaporosità teologica, sono pur sempre degli escrementi.
Tutto ciò a meno che non vi sia qualche altra regola che dimostri il contrario: cosa che non esiste. Anzi, proprio negli stessi capitoli in cui si fanno tali distinzioni, si procede ad es. alla descrizione delle regole per l'immolamento degli arieti, di cui uno viene bruciato in toto, interiora — e dunque sterco — incluse.
Ne concludiamo che, sebbene la contaminazione ci sarebbe stata in entrambi i casi, essa sarebbe stata diretta — quindi più grave — qualora lo sterco fosse stato ingerito solida ratione. Difatti, si tratta senza dubbio di "preparare", nel senso di "impastare", anzichè "cuocere (utilizzando lo sterco come combustibile)", anche perchè per descrivere l'azione è usato il verbo poiew (poièo), che significa "creare", "preparare", "apprestare", "fare", nel senso concreto del termine; ed in ebraico è reso con "asah", che ha stesso significato. Ergo, non è implicato alcun senso di "preparare" inteso come surrogato di "cuocere", ma si tratta di "impastare in", "su", "con", "insieme", o al limite "in mezzo", ovvero "mischiandolo a", "unendolo a". Persino nella pur problematica Vulgata abbiamo "et facies panem tuum in eo" (in greco tradotto, poco conformemente, con "poihsein tous artouV sou ep'autwn, poih'sein toùs àrtous sou ep'autòn"), ossia "e fai il tuo pane in (mezzo ad) esso", "in esso", "dentro esso (lo sterco)".
Qui sembrerebbe piuttosto che il "trascrittore" abbia evitato accuratamente d'usare il verbo massein, che definisce l'azione di "impastare" de facto, e che del resto non è usato in nessun'altra parte della Bibbia: difatti, a tagliare definitivamente la testa al toro, faccio notare che negli unici altri due passi biblici in cui si parla dell'azione di impastare pane o simili (Genesi 18:6 e Geremia 7:18), è usato proprio poièo, qui tradotto però, guarda caso, come "impastare", e messo ancora in corrispondenza con l'ebraico asah! Poichè l'episodio di Ezechiele illustra un'opzione ardua (l'equivalente concettuale di una lectio difficilior, per capirci) ergo dall'equazione emerge pianamente la cosa, ossia che non sussista nessuna "interpretazione" da poter fare... è tutto pianamente scritto e tranquillamente tradotto. Si tratta di pane impastato con merda: e che fosse umana o vaccina, sempre merda è. Stop.
Nulla di cui stupirsi, dunque, se oggi si tende a voler sviare le cose; evidentemente al copista seccava che un sant'uomo come Ezechiele, dalle profezie così infallibili, dovesse riempirsi la bocca di merda per punizione, così come secca agli odierni "avvocati di Dio".
Quod erat demonstrandum.
L'unica cosa certa, è che non ci sono più i preti di una volta: è chiaro che quelli odierni conoscano molto approssimativamente la stessa Bibbia; è sicuramente un bel passo indietro rispetto ai loro antesignani, che invece la conoscevano talmente bene da imporre "traduzioni" di significati selettivi a seconda dei casi... |
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