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Tempo fa, vagando per la rete mi è capitato di leggere un articolo datato all'11 agosto 2003; la testata in cui il suddetto è apparso è il noto quotidiano L'Avvenire, autorevole quanto sfacciatamente imparziale organo di divulgazione del "cattolicesimo progressista"! L'intervistato è Vittorio Messori, altrettanto noto diffusore della nouvelle vague teologica cattolica, e si stava riferendo al caso dei "miracoli della pioggia". L'argomento è assai controverso, e l'informazione non aiuta affatto; il ridimensionamento della superstizione non corre certo sulle rotative dei media più diffusi. Ad esempio, leggiamo da Il Resto del Carlino del 15 luglio 2003:
"Miracolo o casualità? La domanda nasce spontanea, direbbe qualcuno. Domenica in tutte le chiese del Polesine si è pregato per invocare la pioggia. Poi, durante la notte, come per magia la pioggia è scesa davvero. Qui da noi più che altrove. Un fatto piuttosto strano e soprattutto curioso. È stato registrato infatti, che proprio a Rovigo, dopo l'invito del Vescovo Andrea Bruno Mazzocato alla preghiera per scongiurare la siccità, è piovuto più che in altre zone del Veneto".
Chiaramente, il fatto che sia piovuto anche altrove passa in secondo grado, rispetto alla maggiore densità di pioggia registratasi a Rovigo: a questo punto, mi domando se non funzionino pure gli antichi rituali scaramantici in onore dell'arcaico dio minore latino (Robigus) da cui la città veneta prende nome.
Mi chiedo sempre in che modo si faccia a dire, al giorno d'oggi, che la pioggia sia un "dono di Dio", e che quest'ultimo risponda alle preghiere dei suoi fedeli per scongiurare la siccità; non fraintendiate come "scetticismo materialista" questo mio cruccio, dato che basterebbe consultare semplicemente un buon meteorologo per ottenere delle previsioni di certo non meno accurate. Nella maggior parte dei casi, queste invocazioni cadono nel vuoto: ma si griderà comunque al miracolo qualora la "preghiera" venisse esaudita.
Anche questa è una classe di strumentalizzazione del bisogno e della credulità. Continuava, infatti, il quotidiano:
"Don Silvio Baccaro, parroco di Borsea, commenta: «Noi abbiamo recitato la preghiera in chiesa e continueremo a farlo anche per tutta la settimana, specialmente con i bambini, per fare comprendere loro che tutto è un dono di Dio. Credo che il Vescovo ci abbia soprattutto invitato a renderci conto che tutto ci viene donato da Dio e che ogni tanto questi doni vanno chiesti, così come nella preghiera del Padre Nostro si chiede il pane quotidiano. È stato soprattutto un esame di coscienza». Il fatto che nella nostra provincia si sia pregato per la pioggia e che la notizia sia rimbalzata sulle cronache nazionali non fa ridere nessuno. In fondo il Vescovo non ha fatto altro che recuperare una tradizione di cui forse, pensavamo di non avere più bisogno. E quella che una volta era una tradizione oggi è diventata notizia".
Più che altro, a proposito di tradizione, non si spiega come mai quest'antica pratica, nota col nome di rogationes ai latini, sia stata estorta al passato "pagàno" e riproposta in chiave cristiana!
La realtà dei fatti è questa, come ammettono senza alcuno scrupolo taluni esegeti, confidando nel fatto che la voglia di meraviglioso mimetizzi certi dettagli curiosi. Si potrà sempre dire che, malgrado la pratica fosse precedentemente pagana, i latini ignoravano d'attribuire lodi e preci al "vero dio", dissimulato dietro la maschera ignorante dei loro idoli nell'attesa che i suoi "veri" sacerdoti facessero la loro comparsa nella storia!
Tornando in argomento, l'articolo de L'Avvenire titolava in questo modo: "Vittorio Messori: «Un ritorno alla tradizione; ecco perché non deve sorprendere l'invocazione del papa»".
"«Serve 'scomodare' Dio per chiedergli il miracolo della pioggia come hanno fatto nei giorni scorsi molti parroci e ieri, a sorpresa, persino, il Papa?».
«Certo che serve», risponde Vittorio Messori, biblista, lo scrittore cattolico italiano più tradotto al mondo, coautore insieme a Giovanni Paolo II di Varcare la soglia della speranza, best seller da oltre 20 milioni di copie vendute.
«Messori, non potrà negare che è piuttosto sorprendente sentire il Pontefice invocare l'intervento divino per la pioggia?».
«Mi sorprendo per la sorpresa perché non dimentichiamo che, purtroppo, la preghiera per la pioggia è stata una delle cose soppresse dalla riforma liturgica»".
Per quale motivo, ci chiediamo noi?
"«Non sono state proprio proibite, ma in qualche modo oscurate, secondo me, per un equivoco di fondo di molti liturgisti che nella nuova riforma liturgica hanno soppresso certe cose che secondo loro avevano preso il posto di cerimonie pagane»".
Non fa una grinza: prima sono state soppresse, poi semplicemente "oscurate"... "secondo loro"... Come biasimarli? Pratiche del genere sono, direi, "innate", essendo diffuse fra tutte le culture primitive del globo, come noto a qualsiasi antropologo.
"«Ma, le preghiere per la pioggia e per i beni terreni non erano un effetto del paganesimo: Gesù disse di non essere venuto per distruggere, ma per completare»".
Quindi, Gesù è venuto per completare, o forse sintetizzare, non solo la religione biblica, ma anche quella pagana, pratiche comprese? Difatti, scandendo la proposizione, si nota che non c'è nesso fra la premessa e la conclusione: a meno che il divino esperto non voglia dire che "Gesù" venne per completare i dogmi pagani... In secondo luogo, nei vangeli non esiste alcun riferimento a preghiere d'invocazione della pioggia; a meno che il Nostro non si riferisca a qualche "messia" dei pellerossa americani. Mi sorge il dubbio che si tratti di un banalissimo non sequitur: infatti, continua Messori
"«Le Rogazioni, così come le ha adottate la Chiesa, venivano certamente dalla tradizione pagana, ma rispondevano a un bisogno religioso profondo dell'uomo»".
Un bisogno dell'uomo pagàno, casomai? Quindi, ne conseguirebbe che, pur essendo nota la derivazione pagana di certe usanze, siccome "rispondevano ad un bisogno religioso e profondo nell'uomo", il sincretismo è fattibile? Difatti, l'apologeta precisa:
"«Poi, la Chiesa le ha cristianizzate con le Rogazioni»".
"Cristianizzate"... sicuramente così com'è accaduto con tanti eroi, festivals e divinità del passato, "cristianizzati" dopo la soppressione della cultura cui appartenevano!
"«Invocare Dio per il bene dell'acqua fa parte anche della tradizione biblica...».
«Vero. Nella Bibbia si fa riferimento alla pioggia almeno duecento volte, soprattutto nell'Antico Testamento»".
A parte il fatto che per i cristiani sia usuale appellarsi alla Bibbia specie nelle difficoltà, a mio modesto avviso non risulta che nella Bibbia si faccia alcun riferimento ad espressi rituali di shamani che invocano la pioggia in nome di Yahvèh. Il vago riferimento alla pioggia citata "oltre duecento volte", non implica l'esistenza di "formule magiche" per invocarla.
"«La pioggia nella prospettiva giudaico-cristiana è un simbolo altamente religioso perché è qualche cosa che scende dal cielo sulla terra dopo esservi arrivata dalla terra sotto forma di nubi»".
Non direi proprio: in base a quale testimonianza documentaria? Si: dimenticavo che esistono superuomini capaci di scrutare l'imperscrutabile mente di dio.
"«Quindi, per la tradizione giudaico-cristiana, viene direttamente da Dio per dissetare gli uomini. Nella essenza biblica, quindi, la pioggia ha una simbologia altissima: è il simbolo del legame tra Dio e l'uomo»".
Ma a questo punto, anche il vino (da cui certuni meglio farebbero ad astenersi...), il transustanziabile sangue di Gesù, è un legame fra dio e l'uomo, dato che, teste la Bibbia, il mosto rende allegri "dèi e uomini".
"«Ma oggi ha ancora senso recitare preghiere 'particolari' che, forse, appartengono a un mondo che non esiste più?».
«È riduttivo e sbagliato pensare che la preghiera debba essere recitata solo per le grandissime occasioni. Nella prospettiva cristiana, Dio è nostro padre e noi siamo suoi figli. Per cui ogni figlio ha il diritto-dovere di chiedere al padre di essere aiutato, anche nei bisogni quotidiani, come appunto è l'acqua. Siccome la pioggia riguarda direttamente la vita delle persone non si vede perché non si debba pregare Dio per averla»".
Se ne conclude che le nubi siano essenzialmente un'invenzione recente di scienziati sicuramente defluenti dal "materialismo ateo": difatti, la storia ci insegna che è dio, ad aprire le cataratte del cielo ed a far discendere l'acqua, come nel caso di Noé. E se conclude pure che nel caso in cui il "padre" non accondiscendesse alle richieste dei "figli", la colpa è di questi ultimi, che si fanno petulanti o forse sono poco degni di beneficii, essendo dei peccatori incalliti... O forse hanno pregato male.
"«Nella Bibbia ci sono altri riferimenti alla preghiera per la pioggia?».
«Nella Lettera di Giacomo c'è un invito specifico a pregare per l'acqua con queste parole: 'Molto vale nella preghiera del giusto fatta con insistenza. Elia pregò che non piovesse e non piovve. Poi, pregò affinché piovesse e il Cielo diede la pioggia e la terra dette i suoi frutti'»".
Dunque non abbiamo dei precedenti nei vangeli, che dovrebbero essere l'unica fonte sulle "vere" azioni e parole dell'idolo cristiano, bensì in una lettera attribuita al "fratello del signore"... proprio quella lettera di Giacomo inizialmente esclusa dal Canone Muratoriano, e messa in dubbio persino dal beneamato Eusebio fino al 350. In fondo, come obiettare, se per massima parte i dogmi cattolici sono stati costruiti dagli spunti di apocrifi o tradizioni popolaresche?
"«Quindi, il profeta Elia, per far punire i peccatori pregò Dio di non far piovere e per premiare i giusti invocò il dono dell' acqua. E fu ascoltato»".
Certamente... Ciò avalla di sicuro tutta la teoria successiva:
"«Anche l'attuale mancanza d' acqua può essere intesa come una punizione divina per i peccatori, come le grandi calamità bibliche?».
«Sì, certo, la mancanza di acqua è una calamità. Ma, come dice sempre la Scrittura, le vie di Dio non sono le nostre vie. Quando si parla di punizioni divine sono sempre molto prudente perché nessuno di noi conosce il pensiero di Dio. Però, certamente, nella prospettiva biblica, la mancanza di pioggia è spesso anche una forma di punizione per i peccati commessi»".
Non c'è che dire. Quindi, basta molto poco: dovremmo essere semplicemente meno libertini. Dio è già stato molto chiaro, in questo divieto: non è necessario conoscerne il pensiero.
"«Forse anche per questo il Papa ha condannato i piromani e ha chiesto più attenzione per la tutela ambientale»".
«Il piromane va condannato come chiunque danneggia l'ambiente. Però, nella Bibbia l'albero ha anche un fortissimo significato simbolico: perché ha le radici in terra e le foglie protese verso il cielo. È un segno di legame tra la terra e il cielo, un simbolo carico di valori religiosi non solo per il cristianesimo. Un simbolo, non casualmente, preso a modello anche dai partiti (la Quercia, l' Ulivo...), anche se spesso non se ne accorgono. Non c'è da meravigliarsi: in fondo, le ideologie politiche non sono altro che religioni secolarizzate»".
Dichiarazioni oneste, ma che in fondo pare discordino con altre asserzioni del Nostro a proposito della "truffa" del cambiamento climatico, del salutismo (famose le sue esternazioni contro chi vorrebbe negarci un buon bicchierino o il piacere di una sigaretta, lui, accanito fumatore) e delle "esagerazioni" degli ambientalisti... che lui mette in pendant, ancora una volta, con le "Sinistre".
Credo d'averne abbastanza. Mi scuso per il tono "lezioso" con cui ho trattato questa sottospecie di "articolo", ma non sono stato capace a non adeguarmi alle infantili perle messoriane. Ne converrete anche voi: è molto difficile essere seri in casi del genere. Seriamente parlando (e sarò estremamente conciso), il malizioso candidismo che trasuda da certe paginette, con l'aggravante che hanno parecchio seguito fra gli ignari, è sconcertante. Mi chiedo veramente se all'alba del Terzo Millennio possa essere ancora tollerabile permettere a personaggi del genere di divulgare "roba" siffatta, mentre sono perseguitati con tutti i mezzi coloro i quali mettono alla berlina certe pretese a vantaggio di chi, cornuto e mazziato, contribuisce alla loro diffusione con la propria quota di balzelli statali.
Mi direte: "Era proprio necessario?". Vi risponderò: "Era necessario". |
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